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Covid-19 e ripartenza della Smart Mobility
N.  Giugno 2020
        

a cura di Elena Vaciago 
Associate Research Manager, The Innovation Group

 

Nella fase post lockdown, molti operatori della smart mobility si troveranno a dover fare i conti con una situazione economica difficile, oltre che con clienti che diffidano delle condizioni di trasporto e preferiscono utilizzare il mezzo privato. Il ritorno alla normalità sarà probabilmente più lungo del previsto, ma nel frattempo a livello urbano si sperimentano soluzioni alternative.

Il colosso del noleggio auto, Hertz, con alle spalle 102 anni di storia, non ha retto la crisi (e i debiti accumulati negli anni precedenti) e ha dichiarato bancarotta negli Usa e in Canada. Anche nel mondo della shared mobility, la stasi sul fronte della domanda ha dato poche possibilità agli operatori dell’economia delle piattaforme: ridurre i costi, disinvestire, lasciare a casa le persone, oppure, in alcuni casi, ripensare il proprio ruolo. Per lo più è stata seguita la prima strada: a inizio maggio Airbnb ha annunciato tagli del 25% alla propria forza lavoro, Uber il 14% sul totale, Lyft (App di ridesharing peer to peer) il 17%.

Il CEO di Uber Dara Khosrowshahi aveva avvisato a metà marzo gli investitori che il lockdown avrebbe affossato le corse condivise. I risultati del primo trimestre gli hanno dato ragione:

  • Diminuzione del 13% delle corse con Uber: i viaggi sono passati da 1,9 miliardi nel Q4 2019 a 1,7 nel Q1 2020 (comunque un numero superiore al Q1 2019, quando erano stati 1,5 miliardi);
  • Riduzione del 12,7% dei risultati a livello globale nel Q1 2020, per un totale di 3,3 miliardi di dollari, rispetto ai 3,7 miliardi di dollari del Q4 2019 (comunque in crescita rispetto ai 2,7 miliardi di dollari del Q1 2019);
  • Perdite per 2,9 miliardi di dollari nel Q1 2020, in drastico aumento (+ 166%) rispetto agli 1,09 miliardi di perdite dei primi tre mesi 2019.

 

 

La diminuzione della domanda di servizi della shared economy potrebbe perdurare anche nei prossimi mesi, secondo un’indagine condotta da Ipsos all’inizio di aprile su un campione di persone residenti negli USA. Circa la metà dei consumatori abituati a questi servizi (ride sharing e car sharing, ma anche altre forme, come ad esempio il noleggio di abbigliamento), ha ridotto la ricerca di queste offerte, e per molti, la riduzione continuerà anche dopo la fine del lockdown. Come mostra la figura successiva, il 26% dei rispondenti dice che in futuro ne farà meno ricorso (rispetto al 19% che dice di usarli di più e il 49% che rimarrà invariato): il calo è evidente soprattutto nella fascia delle donne.

 

Fonte: Ipsos, Aprile 2020 “Sharing economy service use is down, could be slow to recover after coronavirus

 

Nel caso di Uber però si assiste anche a una ricerca di soluzioni alternative: la società del ride-hailing, durante il periodo della pandemia da Covid-19 è cresciuta sul fronte delle consegne di cibo a domicilio grazie a Uber Eats, servizio che ha contribuito nel Q1 2020 al 30% di tutte le prenotazioni, registrando nel trimestre ricavi in crescita del 7%, per un valore di quasi 4,7 miliardi di dollari. È di inizio maggio poi la notizia che Uber vuole comprare GrubHub, valutata intorno a 6 miliardi di dollari, considerando il buon andamento negli ultimi mesi: crescita del fatturato annuale di GrubHub intorno al 12%, rispetto a un mercato che nel complesso ha segnato un +8%. Con questa mossa, Uber Eats arriverebbe a controllare il 50% del mercato delle consegne di cibo a domicilio, motivo per cui l’Antitrust potrebbe intervenire, considerando anche il fatto che nel settore le critiche sono sempre più accese (per i prezzi alti, le commissioni del 30% ai ristoranti, la scarsa sicurezza verso i lavoratori).

 

 

In aggiunta, sempre per seguire le necessità di questi tempi, e visto l’interesse di tutti per i servizi di micromobilità, Uber (in questo caso insieme ad Alphabet) ha investito 170 milioni di dollari nella startup dei monopattini Lime. Fondata solo 3 anni fa a San Francisco, Lime è oggi già presente in tutto il mondo (in 120 città di 30 Paesi) grazie al servizio offerto tramite app di monopattini elettrici in sharing: in Europa è molto presente in Germania, mentre in Italia ha attivato il servizio in 3 città, Torino, Rimini e Verona. Come per altri del settore, il 2019 è stato un anno di perdite, e a gennaio Lime aveva anche licenziato molti dipendenti: poi il Covid-19, il lockdown, il crollo dell’azione in borsa, e quindi l’investimento di Uber.

Un segnale che almeno per i trasporti su due ruote (alternativi sia al trasporto pubblico, sia al mezzo privato) potrebbe arrivare presto la ripresa. Soprattutto in Italia, dove la Smart Mobility e la mobilità sostenibile hanno visto negli ultimi mesi una convergenza di iniziative favorevoli, dall’approvazione (dal primo marzo 2020) delle nuove norme che regolano la circolazione dei monopattini elettrici, all’arrivo di incentivi (pari al 60% sul prezzo finale del mezzo, fino a un massimo di 500€ di rimborso) per mezzi di micromobilità come biciclette elettriche, segway, hoverboard, monopattini e monowheel, e infine anche dal nuovo bando da 20 milioni di euro per la smart mobility (finalizzato alla ricerca e allo sviluppo di nuovi strumenti per prevedere e gestire i flussi di traffico).

Le politiche di mobilità urbana nella fase di post-lockdown vedono una proliferazione di iniziative per facilitare il movimento delle persone mantenendo le condizioni di distanziamento sociale: tutti puntano in una direzione precisa, ossia, creare spazi per ciclisti, motociclisti e pedoni, in modo da ridurre la congestione sui mezzi pubblici e allo stesso tempo sfavorire il ricorso al mezzo privato.

 

 

Anche l’OMS ha pubblicato, nelle sue linee guida: “Ove possibile, considerate la possibilità di muovervi in bicicletta o a piedi”. Si sta così favorendo un nuovo modo di concepire la mobilità in città, a un crocevia tra spazi disponibili, tempi di percorrenza e salute delle persone. Probabilmente questo favorirà un nuovo modo di pensare gli spazi urbani, più moderno e sostenibile. A questo proposito, il “C40 Cities Climate Leadership Group”, un network di 96 città che ha realizzato una piattaforma di collaborazione sui temi della gestione delle problematiche collegate al Climate Change, ha formato una task force specifica (il “Global Mayors Covid-19 Recovery”), guidata dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, il cui compito sarà individuare le lezioni dall’emergenza Covid-19, in modo che non si torni alla situazione di partenza, ma si possa invece sfruttare questa occasione per migliorare le condizioni ambientali, sociali ed economiche delle città nel più lungo termine.

 

 

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