Combattere i gender gap con la buona comunicazione
Il Caffè Digitale
N. Novembre 2021
a cura di Valentina Bernocco
Giornalista, Technopolis e IctBusiness
Questo mese abbiamo fatto colazione con…
Leda Guidi, presidente di Compubblica, l’Associazione Italiana per la Comunicazione Pubblica e Istituzionale.
Utilizzare gli open data e promuovere una comunicazione pubblica e istituzionale che sia inclusiva, corretta e trasparente: anche così si può contribuire a ridurre le disparità di genere.
Il tema della gender equality è il numero 5 dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile indicati dalle Nazioni Unite, e l’emergenza covid-19 ci ha fatto capire che siamo ancora ben lontani dal conseguirlo. La pandemia ha amplificato le disuguaglianze su molteplici fronti, economico, familiare e sanitario. Le donne hanno sofferto di più prima di tutto perché molte meno donne lavorano e se lo fanno hanno uno stipendio più basso, anche in misura significativa. Gli ultimi dati di Eurostat sulla disparità salariale fotografano un’Europa in cui tra i sessi c’è una differenza media di stipendio del 15%. In Italia a dicembre 2020 il crollo dell’occupazione è stato quasi esclusivamente femminile, con 99mila donne sui 101mila posti andati perduti. Sull’intero anno, il 70% dei posti persi è a carico delle donne. Le donne sono impiegate soprattutto nei settori in crisi, più fragili e con meno tutele: quello dei servizi e quello domestico. E sono molto meno digitali, sia nelle professioni sia nell’uso dei servizi on line.
La buona notizia è che il programma Next Generation EU assume il superamento dei gender gap come obiettivo centrale. Ne verificheremo la realizzazione concreta, dato che parole rituali e pinkwashing in questo contesto drammatico non sono accettabili, prima di tutto per il bene comune. Le linee guida pubblicate dall’UE a fine gennaio 2021 indicano come obbligatoria la valutazione di impatto di genere in ogni capitolo d’investimento. Gli Stati membri devono cioè valutare ex ante come e in che misura (quantitativa e qualitativa) gli investimenti infrastrutturali, energetici, digitali impattino il mondo professionale di uomini e donne, se creino posti e per chi, se agevolino la riduzione del carico del lavoro di cura.
Il ruolo prezioso della comunicazione pubblica
L’Associazione Italiana per la Comunicazione Pubblica e Istituzionale da trent’anni si occupa, attraverso studi, progetti, attività e iniziative sul campo, di promuovere la cultura della comunicazione delle e nelle istituzioni pubbliche, la formazione e la professione del comunicatore o comunicatrice, quali leve strategiche per innovazione, modernizzazione, trasparenza e cambiamento delle Pubbliche Amministrazioni. In questo quadro, protagonismo, visibilità, competenza, esperienza e creatività delle donne sono condizioni da fare emergere e valorizzare pienamente. L’Associazione agisce la parità di genere a cominciare dalla governance, e s’impegna attraverso essa e attraverso la rete dei soci e socie che lavorano nelle pubbliche amministrazioni del Paese (centrali e territoriali) a immaginare e promuovere azioni, iniziative, percorsi formativi, progetti, partenariati che facciano della parità di genere una condizione fondante e praticata. Un approccio che pensiamo debba essere trasversale alle strategie, ai linguaggi, alle modalità d’interazione, ai criteri di accesso scelti da chi fa comunicazione, una comunicazione attenta a combattere stereotipi, bias culturali, marginalizzazioni, a colmare i diversi gender gap, non ultimo quello digitale.
Sappiamo come la diversity sia anche un vantaggio competitivo per le organizzazioni che ne fanno un valore e una policy aziendale. In questa direzione inclusiva, le attività formative e progettuali di Compubblica sono volte a stimolare, in chi fa comunicazione pubblica, attivazione personale e professionale, iniziative di sensibilizzazione al genere nell’ambito delle comunità aziendali/istituzionali, un’azione culturale ed etica che è urgente in questo secondo anno di pandemia. La metà della popolazione, quella femminile, a livello globale, europeo e nazionale sopporta in misura prevalente i carichi di cura non retribuiti o riconosciuti, l’espulsione dal mondo del lavoro e quindi l’impoverimento economico e sociale, e in generale un misurabile arretramento dei diritti.
I dati e il bisogno di trasparenza
Gli interventi previsti dal PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, richiedono alle Pubbliche Amministrazioni un impegno straordinario. Per un più efficace raggiungimento degli obiettivi potrebbe essere utile costruire indicatori che incorporino nel processo di progettazione e di messa a terra degli interventi, assieme ad altri elementi, anche una comunicazione pubblica e istituzionale attenta al genere, e che valorizzino il contributo di questa funzione organizzativa e culturale. Così come essenziale è una comunicazione verso i cittadini chiara, basata su dati e fatti controllabili, capace di rendicontare progressivamente i benefici e miglioramenti degli interventi sulla vita delle donne. Una comunicazione pubblica capace di gestire i nuovi media e i nuovi ambienti tecnologici per formare comunità competenti e rispettose della parità di genere, a partire dal personale delle istituzioni pubbliche. Una comunicazione pubblica responsabile, trasparente, multicanale (dalla gestione delle relazioni in presenza fino alla crossmedialità) e gender sensitive (a partire dai dati aperti, declinati per genere e dalla loro valorizzazione comunicativa) è funzionale al cambiamento culturale e al rinnovamento delle organizzazioni pubbliche, anche per il raggiungimento degli obiettivi 2030. Esistono buone pratiche in questo senso: il Comune di Bologna ha pubblicato dataset relativi alla situazione demografica e socio-economica divisi per genere. È compito in primis delle pubbliche amministrazioni contrastare nei e con i fatti l’assenza cronica di dati di qualità, accessibili, confrontabili, incrociabili e misurabili: elementi di conoscenza indispensabili per programmare azioni impegnate per l’uguaglianza di genere.