LA SETTIMANA DIGITALE – SMART WORKING, E-RETAIL E DIGITAL ITALY
La Settimana Digitale – Smart working, e-retail e Digital Italy

I dati sullo smart working, la classifica delle migliori aziende al mondo secondo Forbes e le trasformazioni nel fashion. E ancora la partnership Stellantis-Foxconn e le news sul fronte Digital Italy. Tutto quello che devi sapere per iniziare la settimana.

***Trend, Numeri e Mercato***

Le misure di distanziamento sociale introdotte in risposta alla pandemia di Covid-19 hanno costretto molte persone a lavorare da casa. Nel 2020, il 12,3% degli occupati di età compresa tra 15 e 64 anni nell’Ue ha lavorato da casa, sebbene questa quota fosse rimasta costante intorno al 5% negli ultimi dieci anni. E’ quanto risulta dai dati pubblicati dell’Eurostat. La percentuale italiana nel 2020 è stata del 12,2%. Negli anni precedenti, la quota di lavoratori autonomi che lavorava abitualmente da casa era stata costantemente superiore a quella dei lavoratori dipendenti. Tuttavia, il divario si è ridotto nel 2020 poiché la quota dei dipendenti in smart working è aumentata dal 3,2% nel 2019 al 10,8%, mentre la quota dei lavoratori autonomi è aumentata in misura minore: dal 19,4% nel 2019 al 22% nel 2020.

Per quanto riguarda i Paesi, la Finlandia, con il 25,1% è in cima alla lista degli Stati membri dell’Ue per il lavoro a domicilio. Seguono Lussemburgo (23,1%) e Irlanda (21,5%). Al contrario, le percentuali più basse di lavoratori da casa sono state segnalate in Bulgaria (1,2%), Romania (2,5%), Croazia (3,1%) e Ungheria (3,6%).

Nell’ultimo anno le big tech hanno rafforzato ulteriormente la propria posizione nel mercato del business globale, rivendicando un record di 177 posti nel Global 2000 di quest’anno, la classifica annuale di Forbes delle più grandi società del mondo.

Per il sesto anno consecutivo Apple è in testa alla classifica, salendo di due posizioni al sesto posto nella lista generale, riportando 69,3 miliardi di dollari di profitti e una capitalizzazione di 2,2 trilioni di dollari.

Segue Samsung Electronics che ha utili per 51,3 miliardi e una capitalizzazione di 1,9 trilioni, una performance più che positiva se si considera la carenza globale di chip che sta avendo un impatto significativo sul mercato dei semiconduttori.

Rimanendo stabile al 13 ° posto nella lista generale, Alphabet rivendica il 3 ° posto nella tecnologia dopo aver condiviso la posizione lo scorso anno con Microsoft, che scivola al 4° posto nella tecnologia e al 15 ° posto in generale. Entrambe le società hanno infranto le aspettative sugli utili di Wall Street nell’ultimo anno, ma la posizione predominante di Alphabet nel mercato del digital advertising ha portato ad aumento dei profitti di quasi il 17% a 40,3 miliardi di dollari, superando la crescita degli utili di Microsoft di circa l’11%.

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Priorità alle persone, omnicanalità in chiave locale e maggiore attenzione alla sicurezza. Sono questi i fattori chiave che permetteranno ai brand di moda di coinvolgere i consumatori nel post-pandemia. È quanto emerge dalla ricerca “The Future of Retail Store and Customer Engagement in the New Normal”, condotta dagli studenti del Mafed, il Master in Fashion, Experience & Design Management di Sda Bocconi, e promossa di Salesforce e basata su un campione di centinaia di consumatori in tutta Europa quindici manager di aziende.  

Sebbene i consumatori si sentano responsabili nel sostenere l’economia locale, la disponibilità a comprare nei piccoli negozi e nelle botteghe del territorio è frenata spesso dal fattore convenienza. In buona sostanza, i consumatori si orientano ai piccoli rivenditori locali solo se il prezzo dei prodotti è contenuto e la modalità di acquisto risulta semplice, grazie ad esempio a un sito web. “Se un’azienda non ha una strategia digitale, di fatto non ha una strategia”, commenta Alessandro Paglioli, Regional Vice President di Salesforce per il mercato Retail. “Il settore moda nel suo complesso, dalla piccola bottega di quartiere al grande multimarca, deve saper ingaggiare attraverso il digitale anche in termini di prossimità. Non solo perché i negozi sono stati colpiti dalle chiusure, ma anche perché i consumatori hanno imparato a non fare più a meno della multicanalità e dell’online per i loro acquisti”.

***Connected mobility & car data***

Stellantis e Foxconn hanno annunciato l’avvio di una partnership per la nascita di Mobile Drive, nuova realtà dedicata allo sviluppo di tecnologie digitali per l’auto. Il software sarà il “cuore” della mobilità elettrica e Stellantis ha individuato in Hon Hai Precision Industry Co. (questo il nome esteso di Foxconn) il partner ideale per dare vita a una joint venture 50/50.Tutto quanto sviluppato da Mobile Drive sarà in comproprietà tra Stellantis e Foxconn. Interessante notare che il gruppo automobilistico opererà anche come fornitore di soluzioni software e hardware sia per i suoi 14 marchi sia per altre case automobilistiche. Questo ultimo punto sarà sempre più presente nella “nuova era” della mobilità, con un più ampia condivisione tra costruttori e aziende. Mobile Drive si focalizzerà su infotainment, telematica e sviluppo di piattaforme cloud, software che include non applicazioni basate su intelligenza artificiale, comunicazione 5G, servizi over-the-air, opportunità di e-commerce e integrazioni smart cockpit, ovvero cruscotti virtuali intelligenti.

***Smart Manufaturing & Industria 4.0***

Dal 2011 al 2018 l’introduzione di robot industriali non ha prodotto effetti negativi sul tasso di occupazione, anzi  ha contribuito (seppur in misura contenuta) alla riduzione del tasso di disoccupazione. È quanto emerge dallo studio “Stop worrying and love the robot: An activity-based approach to assess the impact of robotization on employment dynamics” curato dai ricercatori dell’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP), dell’Università di Trento e dell’Istituto di Statistica della Provincia di Trento (ISPAT).

Il risultato dell’indagine mette in luce importanti differenze legate alle mansioni dei lavoratori. Infatti, da un lato, le categorie occupazionali potenzialmente esposte al rischio di sostituzione da parte dei robot industriali non sembrano nel loro complesso aver risentito dell’introduzione di questi ultimi.

Dall’altro, i posti di lavoro destinati agli “addetti ai robot“, ossia a tutte quelle figure professionali che, a diversi livelli, si occupano della programmazione, dell’installazione e della manutenzione dei robot, sono aumentati di circa il 50% in poco meno di dieci anni, con un aumento significativamente maggiore nelle aree caratterizzate da un ricorso più intenso ai robot industriali.

In particolare, lo studio evidenzia che un aumento dell’1% nell’adozione di robot porta a un incremento di 0,29 punti percentuali nella quota locale di operatori di robot, un effetto tale da poter spiegare interamente l’aumento di circa il 50% di questi lavoratori. Questo risultato è coerente con l’idea secondo cui se le imprese investono di più nei robot, il numero di lavoratori che svolgono le attività complementari cresce a sua volta, un fenomeno noto come reinstatement effect.

Inoltre, nel corso dell’ultimo decennio, l’introduzione di robot industriali nel nostro Paese pare non abbia generato neanche una contrazione delle occupazioni ad elevato contenuto routinario. Al contrario, i risultati dell’indagine suggeriscono che nelle zone a più intensa robotizzazione la quota di occupazioni routinarie di tipo cognitivo sia addirittura aumentata.

***Cybersecurity***

Akamai ha pubblicato il security report sullo Stato di Internet: “Il phishing nel settore finanziario“. La ricerca fornisce un’analisi del traffico degli attacchi di credential stuffing e alle applicazioni web sferrati contro i servizi finanziari a livello globale, rivelando un notevole aumento delle superfici di attacco su base annua dal 2019 al 2020.

Nel 2020, Akamai ha registrato 193 miliardi di attacchi di credential stuffing a livello globale, di cui 3,4 miliardi hanno colpito specificamente le organizzazioni di servizi finanziari, con un aumento di oltre il 45% annuo nel settore. Akamai ha osservato, inoltre, quasi 6,3 miliardi di attacchi sferrati contro le applicazioni web nel 2020, di cui oltre 736 milioni mirati ai servizi finanziari, il che rappresenta un aumento del 62% rispetto al 2019.

Gli attacchi SQL injection (SQLi) sono rimasti al primo posto in tutti i tipi di settori a livello globale, costituendo il 68% di tutti gli attacchi indirizzati alle applicazioni web nel 2020. Al secondo posto gli attacchi LFI (Local File Inclusion) con una percentuale del 22%. Tuttavia, nel settore dei servizi finanziari, gli attacchi LFI hanno rappresentato il primo tipo di attacco alle applicazioni web nel 2020 con una percentuale del 52%. Gli attacchi SQLi hanno raggiunto il 33% e gli XSS (Cross-Site Scripting) il 9%.

Una divisione di Toshiba è stata colpita da un attacco ransomware effettuato dal gruppo di hacker DarkSide. A riferire l’attacco è stata la filiale francese di Toshiba, specificando che è stata colpita la divisione che produce fotocopiatrici e sistemi di pagamento POS. La società ha indicato come responsabili i cracker DarkSide, già indicati dall’FBI come gli aggressori dei sistemi informatici dell’oleodotto americano Colonial Pipeline nei giorni scorsi. Secondo l’intelligence americana, DarkSide è un gruppo che opera nell’est dell’Europa e presumibilmente in Russia. Toshiba ha detto che l’attacco ransomware è riuscito a colpire una quantità minima di dati di lavoro. La società ha indicato come “persi” i dati coinvolti dall’attacco.

***Digital Italy***

La quota di utenti di Internet che si è relazionata via web con la PA “è pari al 36,3%, rispetto ad una media europea del 64%”. Lo sostiene l’Istat in audizione alla Commissione parlamentare sulla semplificazione delle procedure amministrative connesse all’avvio e all’esercizio delle attività di impresa. Per gli utenti di internet, l’incremento maggiore si è osservato per lo “scaricare moduli” (29%, contro il 21% del 2019); l’incidenza del “cercare informazioni sui siti della PA” è salita invece al 27% (dal 24%), l’”invio di moduli alle PA” al 21% (dal 18%).

Dove l’uso del web è più diffuso, sottolinea l’Istat, si registra un utilizzo di altri servizi, ad esempio quelli bancari, maggiore di quello registrato per la PA. Quindi “questo ritardo nell’adozione del web per relazionarsi con la PA” non è dovuto solo in una mancanza di cultura del digitale da parte dei cittadini, ma anche al “livello di fruibilità, usabilità e sicurezza dei servizi messi a disposizione dalla Pubblica Amministrazione, che possono rallentare il processo di interazione online tra cittadini e pubbliche amministrazioni”.

Va, tuttavia, chiarito che quasi il 40% dei Comuni “utilizza ancora procedure analogiche quali timbri, firme autografe, ecc. per almeno il 50% della produzione documentale”. “Nonostante gli avanzamenti registrati -spiega l’Istat – la diffusione dei servizi comunali gestiti interamente online è ancora limitata, soprattutto nei Comuni più piccoli”. Per quanto riguarda l’offerta online dei servizi dei Comuni si evidenzia “un generale miglioramento della disponibilità di strumenti”: passa dal 33,9% del 2015 al 48,3% (era il 18,9% nel 2012) la percentuale di Comuni che offrono la possibilità di avviare e concludere online l’intero iter di almeno uno dei 24 strumenti analizzati.

Intesa Sanpaolo lancia, nell’ambito del Programma Sviluppo Filiere, la nuova piattaforma digitale di Confirming internazionale, soluzione innovativa e digitale di finanza di filiera che consente alle imprese sia italiane che estere di raggiungere i propri partner commerciali in tutto il mondo. Sarà l’Ungheria, che intrattiene scambi commerciali con l’Italia per 10 miliardi di euro ogni anno, il primo paese dove sarà resa operativa la nuova piattaforma, che consentirà di garantire maggiore stabilità alle filiere produttive estese su più paesi supportando così un network che genera importanti flussi di commercio.

Il progetto “Borghi digitali”, lanciato da eBay e Confcommercio per aiutare le imprese locali ad aprirsi al mercato digitale, continua la sua crescita anche nel 2021. Alle attività aderenti all’iniziativa, eBay e Confcommercio hanno offerto un corso di formazione di 35 ore per ogni esercente tramite il quale ciascun partecipante è stato seguito nell’apertura di un canale online e ha appreso le strategie per cogliere le opportunità dell’ ecommerce. Obiettivo del progetto è quello di aiutare le attività offrendo uno strumento in più per raggiungere nuovi acquirenti, in un’ottica in cui entrambe le dimensioni, fisica e digitale, contribuiscono al successo del business.

A poco più di un anno dall’introduzione di IO sugli app store nella primavera del 2020, oltre 5 mila enti pubblici, a partire dai Comuni, hanno portato più di 12 mila servizi su questo nuovo canale digitale a disposizione di cittadini e PA. Interessante, inoltre, notare che i dati relativi alla diffusione dell’app evidenzino una progressiva adozione della piattaforma da parte delle pubbliche amministrazioni su tutto il territorio nazionale, con un’accelerazione registrata dall’inizio del 2021. Solo nell’ultimo mese, ogni giorno fanno il loro ingresso nell’app quasi 30 enti che rendono disponibili circa 50 nuovi servizi. Oltre il 95% degli enti oggi presenti su IO è costituito da comuni piccoli e grandi di tutta Italia, i quali hanno avviato il percorso di integrazione dei propri servizi digitali nell’app per migliorare il rapporto tra lo Stato e la cittadinanza digitale.

La tipologia di servizi pubblici a livello comunale presenti in app spaziano dall’invio sicuro e personalizzato ai propri utenti di messaggi di notifica e avvisi di pagamento di varia natura, tuttavia quasi un servizio su tre attualmente si riferisce all’anagrafe, mentre quasi uno su quattro dei servizi già integrati riguarda i tributi, la scuola e la mobilità, dagli avvisi sulla scadenza del pass per l’area ZTL al pagamento delle odiate multe.

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