LA SETTIMANA DIGITALE – CONTINUANO A PEGGIORARE LE PREVISIONI DEL PIL
La settimana digitale – Continuano a peggiorare le previsioni del PIL

Bankitalia e Ocse rivedono al ribasso le precedenti stime sulla crescita del PIL in Italia nel 2020 mentre per Microsoft la pandemia e il lockdown hanno notevolmente modificato la cultura del lavoro. L’ufficio del futuro? Sarà caratterizzato da incontri fisici e collaborazione da remoto.

***Pil Italia***

Bankitalia: Pil 2020 -9,5%, -13% se peggiora pandemia

Nel 2020 il Pil italiano subirà una riduzione del 9,5%. Lo riporta Bankitalia secondo cui nello scenario peggiore la contrazione potrebbe raggiungere il 13% con un recupero negli anni successivi del +4,8% nel 2021 e +2,4% nel 2022. Le stime potrebbero al contrario migliorare con un rafforzamento delle politiche espansive all’esame dell’Unione europea.

IL BOLLETTINO

Ue, per l’Italia la peggiore stima del 2020: Pil a -11,2%. Istat: “Oltre un’azienda su tre rischia chiusura”

Secondo la Commissione europea in Italia, nel 2020, il Pil diminuirà del 11,2% (registrando il peggior risultato all’interno dell’Unione) per poi risalire al 6,1% nel 2021. La Commissione rivede, dunque, al ribasso le precedenti stime (pubblicate a maggio) che prevedevano nel 2020 una riduzione del Pil del 9,5%.

Paolo Gentiloni nel commentare i dati ha affermato che per l’anno in corso sono previste «contrazioni relativamente forti in Italia, Francia e Spagna, mentre contrazioni più ridotte si attendono in Germania, Olanda e Polonia» aggiungendo che «le divergenze tra Paesi, sia nella recessione, sia nella ripresa, sono legate alla diversa tempistica e rigore dei lockdown, e dalla diversa struttura economica».

Nel complesso, il Pil della zona euro scenderà a -8,7% nel 2020, per risalire al 6,1% nel 2021.

LE PREVISIONI

 

 ***Trend, Numeri e Mercato***

Nel 2019 cresce il valore dei top brand italiani. BrandFinance: rischi economici per immagine e reputazione nella fase post Covid. Scenario negativo per le telco

Rispetto a gennaio 2019, a gennaio 2020 il valore dei top 50 brand italiani è cresciuto ma, causa Covid-19, da inizio anno è stata già rilevata una perdita. Sono alcune delle evidenze che emergono dall’analisi di BrandFinance Italy sul valore di immagine e reputazione dei principali marchi italiani.

In particolare, dallo studio emerge come il settore delle telecomunicazioni e dei media sia in fase di profondo cambiamento, un fenomeno che i brand italiani (ad eccezione di Fastweb) hanno difficoltà a gestire. Il report mostra, infatti, come Tim e Windtre perdano, a causa della situazione in essere, oltre il 10% del loro valore, Rai e Mediaset rimangano sostanzialmente stabili; Fastweb, infine, guadagna quasi il 10%. Infine, Tiscali, Iliad, Ho e Kena hanno al momento un valore troppo basso per entrare nella classifica italiana.

L’ANALISI

Per Samsung leggero calo delle vendite, ma un aumento dei profitti

Samsung prevede, per il secondo trimestre 2020, un calo delle vendite del 7,4% e un aumento del 23% dell’utile operativo, nonostante il perversare a livello mondiale del Covid-19. La società ha stimato che le vendite saranno tra i 51 e i 53 trilioni di won coreani (da 42,8 a 44,5 miliardi di dollari), in calo rispetto ai 56,13 trilioni di won coreani (47,1 miliardi) di un anno fa. L’azienda prevede di registrare un utile operativo tra i 6,7 e i 6,9 miliardi di dollari, in incremento se confrontato al secondo trimestre 2019 (5,5 miliardi di dollari).

Il 2020 doveva essere un anno positivo per l’industria della telefonia, grazie all’introduzione del 5G e degli schermi pieghevoli. Invece, le lotte finanziarie, le restrizioni e le preoccupazioni causate dal Covid-19 limiteranno il numero di dispositivi che le aziende realizzeranno, e anche quello dei telefoni che saranno venduti.

PRESS RELEASE

 

***Smart working***

Smartworking: dai Consulenti del lavoro i dati prima e dopo il lockdown

La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ha pubblicato il rapporto “Tempo di bilanci per lo smart working” da cui si evince come, superata la fase emergenziale, adesso quasi il 40% del personale delle aziende con più di due addetti (impiegato in smartworking durante il lockdown) è tornato in sede.

«Si tratta di una modalità di lavoro non del tutto radicata nel nostro Paese» ha spiegato il Presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, Rosario De Luca. «Basti pensare – ha proseguito – che in una fase d’emergenza come quella che abbiamo vissuto molte aziende prima di ricorrere al lavoro agile hanno preferito utilizzare altri strumenti di gestione della forza lavoro come, ad esempio, le ferie. Bisogna fare in modo che l’esperienza di questi mesi non vada persa rendendo il lavoro agile più funzionale anche per quanto riguarda la valutazione della prestazione lavorativa, la verifica dei risultati, la sicurezza sul luogo di lavoro».

IL REPORT

Microsoft, il futuro prossimo del lavoro: un mix tra incontri fisici e collaborazione digitale

Negli ultimi mesi l’emergenza sanitaria e la necessità di distanziamento sociale hanno cambiato drasticamente le abitudini lavorative. La domanda ricorrente è oggi se questi cambiamenti siano destinati a perdurare anche in futuro: la nuova edizione del Work Trend Index di Microsoft prova a rispondervi combinando tre fonti, i trend che emergono dall’utilizzo degli strumenti di collaborazione digitale di Microsoft, i risultati di una ricerca globale di Harris Poll che a fine maggio ha coinvolto oltre 2.000 persone attive da remoto in 6 Paesi (circa 350 individui in Italia) e le evidenze di oltre 30 progetti di ricerca di Microsoft con cui si è cercato di comprendere l’esperienza dei “remote worker”.

Tra i principali dati emersi, si rileva la possibilità che la pandemia e il lockdown abbiano modificato la cultura del lavoro per sempre, accelerando una maggiore compenetrazione di vita lavorativa e privata. Infatti, il 54% del campione ha dichiarato che è stato difficile bilanciare le esigenze personali mentre lavorava da casa. In quest’ambito il risultato italiano è stato in controtendenza poiché il 66% del campione ha dichiarato di aver gestito senza difficoltà il work-life balance.

Secondo l’analisi, infine, gli uffici fisici non scompariranno: il lavoro del futuro sarà piuttosto caratterizzato da un mix di incontri fisici e collaborazione da remoto. L’82% dei manager a livello globale (e addirittura l’89% in Italia) si aspetta l’introduzione in azienda di policy più propense al lavoro agile nella fase post-pandemica. Inoltre, in Italia il 72% di manager e dipendenti ha espresso il desiderio di continuare a lavorare da casa almeno part-time.

COMUNICATO STAMPA

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