Come cambierà l’organizzazione del lavoro nell’era post Covid-19

Il Covid-19 ha rappresentato sin da subito un grande acceleratore di tendenze già in corso: il previsto aumento al ricorso di tecnologie 4.0 e di automazione è solo uno dei fenomeni a cui si sta assistendo e in relazione a cui qualsiasi realtà produttiva non dovrà farsi cogliere impreparata.

In seguito alla pandemia anche l’organizzazione del lavoro cambierà radicalmente. Si pensi, ad esempio, alla ben nota esplosione dello smart working a cui si è assistito: al riguardo bisogna considerare anche l’esperienza di aziende che avevano già contrattualizzato tale modalità di lavoro da remoto e in cui si sono ottenuti notevoli benefici in termini di produttività e benessere delle persone (a differenza delle realtà in cui ciò non era avvenuto). Nella nuova fase sarà, quindi, fondamentale costruire processi di innovazione e partecipazione in cui lo smart working venga considerato come un’opportunità per ripensare l’azienda stessa, le sue gerarchie nonché il suo modello organizzativo e di business.

Del resto, questa pandemia ha provocato effetti di gran lunga più gravi della crisi del 2008, creando uno shock più profondo, in seguito a cui le aziende si sono scoperte vulnerabili. Ciò è avvenuto principalmente perché si è avvertita la necessità di:

  • ripensare all’organizzazione del lavoro e rivedere la supply chain rendendola il meno possibile dipendente dai fornitori esteri;
  • riformulare gli attuali processi produttivi in chiave 4.0 (ad esempio utilizzare la blockchain per tracciare le filiere produttive, la loro sostenibilità ed eticità).

La ridefinizione del layout produttivo aziendale è un processo che richiede soprattutto il coinvolgimento dei lavoratori: pur riconoscendo, all’interno del percorso innovativo aziendale, il ruolo cruciale dei consulenti, la figura del lavoratore rimane di estrema rilevanza. È soltanto rendendo il lavoratore parte attiva del processo, che si promuove un reale percorso di innovazione e trasformazione delle aziende.

L’accelerazione all’automazione è un processo che per sua natura provoca timore, ma potrebbero esserne minimizzati gli impatti se venisse accompagnato da piani strategici ben definiti. Questa accelerazione andrà, innanzitutto, accompagnata da piani territoriali che tengano conto delle attività e delle caratteristiche produttive e lavorative di ciascuna regione. È, inoltre, necessario un significativo piano di reskilling della forza lavoro italiana in cui si promuova una nuova tipologia di formazione che sia adattiva alle persone, creata sulle loro reali esigenze e attività svolte.

Una nuova tipologia di formazione e adeguati piani di reskilling dovranno essere il cardine delle politiche pubbliche dei prossimi anni: è in questi ambiti che bisogna investire le risorse e creare specifici piani strategici; a ciò si dovrà accompagnare la capacità di saper “costruire”. Inoltre “sedimentare” le competenze quando le aziende innovano, probabilmente dovrebbe essere questo il reale significato di “Industry 4.0”.

CONTRIBUTI

I contributi di questa sezione comprendono documenti, relazioni e sintesi di interventi effettuati dai Relatori delle Web Conferences, degli Eventi Territoriali e del DIGITAL ITALY SUMMIT promosso da The Innovation Group.

Essi possono includere, inoltre, articoli e Paper che abbiamo ritenuto di particolare interesse per aprire o contribuire al dibattito sulle politiche industriali e sull’impatto dell’innovazione tecnologica sul mercato e sull’industria del digitale sull’organizzazione delle imprese, della Pubblica Amministrazione, del Terzo Settore e del lavoro.


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