Presidente, PBA

Francesca Masiero (Bassano del Grappa 1972) laureata in Filosofia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Nella stessa università ha conseguito il master in giornalismo e in Tecniche di scrittura per la fiction. Dopo esperienze lavorative differenti, tra Milano e Roma, in giornali e case di produzione cinematografica, nel 2001 entra in pba spa, azienda della quale è presidente dal 2015.

Dal 2011 al 2015 è Membro del Board di una nota società di gestione del risparmio

Dal 2016 è Membro del Board de la Nave di Teseo Editori (MI).

Dal 2019 è docente a contratto di Philanthropic Strategy and Sustainability, corso di Laurea Magistrale in Management, Entrepreneurship, marketing and social change, Dipartimento di Scienze aziendali, economiche e metodi quantitativi, presso l’Università degli Studi di Bergamo.

Dal 2021 è Membro del Board di Italia Independent Group

 

pba S.p.A è stata fondata nel 1976

Realizza accessori in acciaio inox e alluminio per porte e finestre e accessori per ospedali e resistenze assistite.

pba collabora con i maggiori Studi di Architettura mondiali sia nel project che nel product design.

E’ un’azienda transnazionale con sedi in Francia, Germania e Stati Uniti. Tutti i prodotti sono pensati in modo che mostrino e dimostrino che fare impresa in modo bello e buono è non solo possibile ma anche utile e redditizio.

pba è stata premiata come Minority Company – Women Owned and Managed perché la proprietà e il cda sono interamente femminili e il management è composto al 90% da donne.

 

L’inizio della storia di pba coincide con la fine del ciclo di sviluppo economico che ha caratterizzato l’Occidente negli anni cinquanta e sessanta ovvero, con la grande crisi petrolifera del 1973.

Ricordiamo cosa accadde.

Le cose andavano a gonfie vele, i Paesi occidentali crescevano a doppia cifra, era il boom economico e poi, il 6 ottobre 1973 (giorno della ricorrenza dello Yom Kippur) l’Egitto e la Siria attaccarono Israele.

I paesi arabi associati all’OPEC decisero di sostenere l’azione di Egitto e Siria aumentando in modo insostenibile il prezzo del barile e ponendo un embargo nei confronti dei paesi maggiormente filo-israeliani.

Queste misure dell’OPEC condussero ad una impennata dei prezzi e a un’interruzione del flusso dell’approvvigionamento di petrolio verso le nazioni come la nostra, non indipendenti nella produzione di energia.

Ecco quindi una crisi. Una crisi che obbliga a guardare le cose in un altro modo. Che apre a il vero viaggio di scoperta di cui parla Proust.

Nel ’73 si interrompe il periodo delle vacche grasse e occorrono nuovi occhi.

Stop al petrolio, energie alternative non ce n’è, tutti i Paesi europei (inguaiati fino al collo) corrono ai ripari introducendo piani di austerity per il risparmio energetico.

Quindi, quella guerra , la guerra del Kippur, fa si che qua prendano forma nuovi pensieri per rispondere a nuove necessità.

Allora  – come oggi – per tornare a vivere come prima si rese necessario inventare cose prima mai viste.

Quella guerra fa si che si inizi uno studio sulle sorgenti di energia alternative, a guardare all’eolico, al nucleare, all’idroelettrico, al solare.

In Italia la controfinestra diventa l’elemento distintivo dell’architettura popolare e pba deposita il suo primo brevetto: il limitatore di apertura.

Questo brevetto protegge il modo in cui si andranno a montare tutte le seconde finestre.  Il brevetto non sarà sufficiente a proteggere il sistema  – verrà imitato innumerevoli volte – ma  quel prodotto lì forma il dna di pba: ascoltare ciò che accade e trovare una risposta a forma di prodotto, togliendo alla forma il superfluo. Quel prodotto è fatto nello stesso modo in cui faremo in seguito molti altri prodotti: la forma si nasconde, si ritrae, mostra se stessa esaltando la bellezza della funzione.

Quindi: ogni prodotto è figlio del suo tempo ed è “prodotto” dall’ascolto della storia e delle necessità che esprime un determinato periodo storico. Grazie alla curiosità e alla competenza,  l’ascolto si trasforma in una intuizione, un’intuizione in un disegno, un disegno diventa un progetto e poi, un prodotto.

Fino alla metà degli anni ‘80 pba è stata un’azienda dalle caratteristiche estremamente tecniche. Poi, con l’aggravarsi della crisi dell’edilizia (si, un’altra crisi fa da traino al cambiamento) si sposta nel design.

E’ nella metà degli anni ’80 che Luciano Masiero intuisce che l’elemento per la porta (la maniglia, il maniglione) da oggetto d’uso che esaurisce se stesso nella sua funzione, può diventare complemento d’arredo. E’ suo il brevetto del primo maniglione in poliammide colorata, quei maniglioni che oggi sono un oggetto comune.

Il 308 (così si chiama), come  il ferma finestra, ha fatto il suo tempo ma è sicuramente a lui che pba deve la forza a forma di stabilità economica e finanziaria, che le ha permesso di arrivare fin qui.

pba devi moltissimo a questi prodotti ma non può fermarsi, un’ impresa va affrontata, si muove mentre il mondo si muove. Rimanere fermi vuol dire perdere il ritmo della Storia, andare “fuori tempo”.

pba è un’azienda di nicchia, con un prodotto di estrema qualità e relazioni di estrema qualità. La doppia elica del proprio dna, l’esaltazione della funzione attraverso oggetti d’uso che non rinunciano a essere belli, si rinforza sempre di più.

E’ di quegli anni ’80 il momento delle collaborazioni con i più importanti nomi dell’architettura italiana.

E’ di quegli anni ‘80 l’entusiasmo di sentirsi partecipi alla nascita del made in Italy; di esserci mentre il buon nome dell’Italia nel design si rinforza sempre di più. Tutta questa energia culturale, genera la voglia di osare.

La collaborazione con le vetrerie di Murano fa vedere la luce a una serie di maniglioni in vetro che vincono premi e finiscono esposti nei musei. Un oggetto che fino a qualche anno prima era reso invisibile dall’abitudine, diventa bello in sé e quindi viene visto, viene  decontestualizzato. E’ puro ready-made duchampiano: “ci si appropria di un oggetto disponibile sul mercato così com’è, privandolo della sua funzione utilitaristica”. Traslocandolo con occhi nuovi dalla consuetudine lo si reinventa. Ancora il viaggio di scoperta.

Alla fine degli anni ‘80, quelli in cui si traboccava di energia, di sinergie, di dialoghi fatti di cultura altra (in quel periodo è forte la relazione con il gruppo dei giganti del design milanese Sottsass, De Lucchi, Cibic .. il grande Gabriele Basilico fotografo di architettura come nessun altro mai) nasce una linea di prodotti commercialmente completamente differente rispetto a quella delle maniglie, sfruttando la tecnica messa a punto per estrudere la plastica, inventiamo, il programma di ausili per rendere accessibili gli ambienti bagno alle persone con problematiche di movimento.

Seggiolini da doccia, bracci accanto al WC etc.

Ad oggi il programma di design fol all rappresenta il 50% del fatturato di pba. Ha raggiunto eccellenza di qualità, di sicurezza testata, di bellezza estetica (grande rivoluzione, di solito la bellezza è affatto per tutti) e per l’inclusività che trasmette è sotto i riflettori dei più grandi studi di architettura americani.

Cosa siamo diventati?

Oggi collaboriamo con i più importanti studi di architettura al mondo. I primi 10 del raking mondiale, quelli che decidono come saranno i luoghi dell’abitare umano da qui a dieci anni, quelli che decidono le normative per un’edilizia green e ai tavoli dell’ONU scrivono con i potenti di turno le regole per indicare cosa si deve fare per vitare il tanto per fare.

pba vuole continuare a essere presente là dove accade qualcosa anziché niente e questa è una operazione che non si compie da soli.

I prodotti non si inventano guardando un foglio bianco, oggi i prodotti nascono da dialoghi complessi, dal confronto intelligente con vite altre, affrontando l’impresa come  – appunto – un viaggio di scoperta. Il mondo è enorme ma ha bisogno di certe cose e non di altre e queste cose di cui ha bisogno assomigliano a chi le crea. Quindi chi le crea ne è responsabile.

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