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Sostenibilità, nelle aziende il ruolo dei Cio è cruciale

 

Le figure dei chief information officer sono pienamente coinvolte nel percorso di transizione ecologica e nelle sfide Esg aziendali.

Come poter diventare più sostenibili, più eque, etiche e inclusive, valutando bene tutti i rischi e le opportunità? Un numero crescente di aziende oggi si pone queste domande e cerca di trovarvi risposta definendo una strategia Esg (Environmental, Social and Governance) utile non solo per migliorare il benessere dei dipendenti ma anche per ottenere ritorni economici. In misura crescente, infatti, le imprese sostenibili ed etiche dimostrano di avere una marcia in più, rispetto alle altre, sia nella capacità di attrarre investimenti sia nel coinvolgere e fidelizzare la clientela.
Uno studio internazionale di Pwc del 2021 ha evidenziato che l’80% dei consumatori (su oltre 5.000 intervistati) preferisce acquistare da aziende impegnate nella sostenibilità, e che il 76% smetterebbe di essere cliente di chi non rispetta l’ambiente o i propri dipendenti. Quanto all’Italia, l’ultima “Digital Business Transformation Survey” realizzata da The Innovation Group ci dice che il miglioramento della reputazione è il primo beneficio associato a una strategia di sostenibilità ambientale (72% del campione, composto da 213 imprese ed enti della Pubblica Amministrazione italiani). Altri vantaggi percepiti sono la possibilità di innovare o differenziare l’offerta (30%) e il miglioramento dei rapporti con gli stakeholder (25%).

Ma c’è un ostacolo da superare: per qualsiasi strategia Esg destinata al successo non può fare a meno di dati completi, trasparenti, aggiornati. Il tema dell’accesso e della visibilità sui dati è tanto dibattuto quanto ancora irrisolto, nonostante l’abbondanza di tecnologie oggi disponibili sul mercato, tra soluzioni di analytics, di Business Intelligence, di data integration, di elaborazione, archiviazione, backup. Proprio questa abbondanza, forse, è una delle fonti del problema: esistono troppi dati e troppe tecnologie fra cui dover scegliere, e molte aziende sono ostacolate dalla frammentazione delle fonti (i famigerati “silos” di dati), da difficoltà di accesso tempestivo e da una scarsa visibilità. Questo scenario generale riguarda anche, nello specifico, le strategie Esg. Basti pensare alla sfida della misurazione e del monitoraggio delle emissioni inquinanti, che necessita di dati certi, completi e tracciabili. E se gli obiettivi di sostenibilità sono davvero ambiziosi, tutto questo lavoro deve applicarsi non solo ai dati dell’azienda ma anche alle attività dei suoi fornitori. Un calcolo dell’impatto ambientale davvero completo dovrebbe includere anche le emissioni Scope 3, cioè quelle prodotte in tutta la catena del valore di un prodotto o servizio (fornitura, produzione, logistica, trasporti, eccetera), e il lavoro ovviamente si complica.

In sintesi, la transizione digitale non si può fare senza tecnologie e senza dati, ma nemmeno senza una strategia IT definita. Ecco, allora, che i chief information officer diventano attori non secondari della rivoluzione green. L’importanza del loro ruolo, anche in italia, è emersa chiaramente dai tavoli di lavoro del Cio Panel,evento organizzato lo scorso ottobre a Roma nell’ambito del Digital Italy Summit di The Innovation Group. I tavoli di lavoro hanno coinvolto una trentina di Cio e figure analoghe di ministeri, agenzie governative ed enti locali, nonché di imprese dei settori energia, trasporti, sanità, servizi e altri ambiti ancora: a più mani è stata realizzata una mappatura dei fenomeni da monitorare, delle priorità, dei rischi e delle opportunità legate ai specifici aspetti dell’universo Esg, e il tutto visto dalla prospettiva dei chief information officer. Un punto di vista prezioso, indispensabile anzi, di cui le aziende devono tenere conto non soltanto nei progetti di trasformazione digitale ma anche nella transizione verde.

 

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