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Shared Mobility, quali prospettive per il Peer2peer

N.  Maggio 2019
        

a cura di Elena Vaciago 
Associate Research Manager, The Innovation Group

 

Oltre all’auto di proprietà, le persone possono oggi fruire di molteplici possibilità di trasporto: non solo quello pubblico (di massa) ma anche soluzioni molto personalizzate, come ride-sharing, car-pooling, car-sharing. Parlano solo di quest’ultima possibilità, ossia prelevare in autonomia un’auto di un operatore di car sharing reperendola tramite app e pagandola per il tempo di utilizzo, è già oggi disponibile in almeno 4 modalità, come riporta l’Osservatorio Nazionale sulla Shared Mobility:

  • A stazione fissa o Station-based: i veicoli sono parcheggiati in apposite aree o stazioni. La riconsegna del veicolo può avvenire nella stessa stazione di prelievo (si parla di servizio “round trip”) oppure in una stazione diversa (si chiama allora “one-way”).
  • Free-floating: in questo caso, il servizio “a flusso libero” prevede che le vetture possano essere prelevate e depositate liberamente all’interno di un’area predefinita. Poiché le vetture sono dotate di GPS e localizzate dai clienti tramite App, la possibilità di ottenere un’auto quando serve è molto facilitata.
  • Peer2peer: si parla in questo caso di un car-sharing non tanto fornito da un operatore proprietario delle vetture, ma piuttosto abilitato da scambi tra privati (peer-to-peer appunto) in cui i singoli proprietari condividono i veicoli con altri utenti. Si parla anche in questo caso dell’Airbnb delle auto.
  • Car-sharing di comunità: un servizio rivolto a specifici insiemi di utenti, a complessi residenziali, università o aziende.

Le prospettive future per questi servizi sono molto buone: la mobilità condivisa potrebbe diventare presto un’esperienza di viaggio comune. Secondo una recente ricerca internazionale di Ipsos, l’uso delle auto private si è ridotto nella popolazione a un valore medio di 63 minuti/giorno. Calcolando tutto il tempo in cui un’auto rimane ferma, si ottiene che per il 96% del tempo le vetture di proprietà sono inutilizzate. Questa consapevolezza porterà sempre più persone a convincersi della possibilità di fare a meno del veicolo di proprietà, e a utilizzare altri servizi come opzione più economica ed efficiente. Guardando alla propensione delle persone alla shared mobility (figura successiva) si nota tra l’altro che l’Italia ha una percentuale molto elevata di persone (49%) che ritengono che questa forma di mobilità potrebbe presto sostituire l’auto di proprietà.

 

(Fonte: IPSOS VIEW The Future of Mobility – Shared Mobility, October 2018)

 

In anni recenti, sono stati gli stessi car maker a investire in servizi di car-sharing, considerandoli uno dei pilastri fondamentali della propria strategia per la mobilità del futuro. Varie società di car sharing, come Maven, Car2Go, DriveNow (oggi confluite in un’unica società, Share Now, che si qualifica quindi come maggiore fornitore di car-sharing al mondo), sono di proprietà di case automobilistiche.

Nonostante i numerosi vantaggi offerti dalla shared mobility (nessun costo di acquisto e di mantenimento del veicolo, risparmio rispetto ad altri mezzi come i taxi, grande varietà di veicoli, sostenibilità ambientale) questa scelta è ancora lontana dall’essere comune (ad oggi solo il 2% dei proprietari di auto l’ha provato, percentuale che sale al 4% tra chi non possiede un veicolo). Tra le barriere principali che ne limitano la diffusione figurano

  • La limitata conoscenza del servizio, soprattutto in fasce di popolazione più tradizionali nelle scelte di trasporto
  • La difficoltà di trovare un veicolo in car-sharing quando servirebbe (tema che fa presupporre la necessità di un mercato più maturo dell’attuale)
  • La scomodità (per il car-sharing station based) di riportare il veicolo nella posizione richiesta.

In Italia poi alcuni servizi – come ad esempio il car-sharing peer2peer – soffrono anche per un contesto regolamentario che non li favorisce. In altri paesi (illuminante in questo senso il caso di Drivy in Francia) il servizio peer2peer, basato su una piattaforma di sharing per proprietari d’auto (con il consolidato modello di Shared Economy già diffuso in altri ambiti, dalla locazione di appartamenti, all’offerta di passaggi auto, finanza, contenuti creativi, food e ristorazione, …), mette in contatto persone intenzionate a condividere l’uso del proprio veicolo.

Il car-sharing peer2peer sfrutta il fatto che i veicoli rimangono per molto tempo inutilizzati: metterli a disposizione di terzi divente una fonte di guadagno per il proprietario, che su un sito web o su una app stabilisce come e quanto il veicolo può essere usato. La fiducia tra chi presta e chi usa l’auto è decisa da un sistema di rating, basato su tutte le esperienze nella community degli utilizzatori: inoltre l’utilizzo del veicolo è tracciato, in modo che il proprietario possa sapere quando viene prelevato e poi restituito. Un tema è come ottenere però le chiavi dell’auto: se proprietario e guidatore devono per forza scambiarsele fisicamente, l’intero impianto può risultare inefficiente. Serve quindi dotare i veicoli di una tecnologia specifica, per far sì che le porte siano aperte soltanto da chi si è prenotato per l’utilizzo. In Francia Drivy ha risolto il problema creando, per il proprio servizio di car-sharing peer2peer, un’opzione premium, Drivy Open, in base alla quale, installando un device nell’auto, le chiavi sono conservate in sicurezza all’interno del veicolo e chi si è prenotato per l’utilizzo, può aprire la macchina con la propria app.

In Italia un’esperienza simile è quella del servizio “GetMyCar” realizzato presso le aree “ParkinGO” nei principali aeroporti e città italiane, in cui le auto condivise sono sia di singoli proprietari, sia anche appartenenti a flotte di noleggio, con copertura assicurativa totale e controllo delle condizioni delle auto in ingresso e uscita dalla location certificata, tramite lo scanner dell’ingresso al ParkinGO. Il limite principale allo sviluppo del modello di GetMyCar viene visto in questo momento nel vincolo del luogo di partenza e termine del noleggio. Al momento tutte le sedi di consegna sono quelle ParkinGO, ma in futuro le cose si evolveranno. Come afferma Giuliano Rovelli, ideatore di GetMyCar e già fondatore di ParkinGO: “Il nostro obiettivo è creare una rete capillare. Dopo le strutture GetMyCar negli aeroporti stiamo iniziando l’affiliation di nuove location certificate presso i concessionari auto, parcheggi cittadini e alcune stazioni di rifornimento, così da poter portare il servizio di peer2peer car sharing anche nelle province dove oggi non ne esiste alcuno”.

 

 

 

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