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Google compra Fitbit: è l’inizio della fine degli Smartphone?

N. Novembre 2019

a cura di Emilio Mango
Amministratore Unico,
Indigo Communication

 

La mossa era nell’aria, ma è ugualmente dirompente, sia per lo scossone che potrebbe dare al mercato in crescita degli orologi intelligenti, sia per il tema, delicato, della disponibilità (e utilizzo) dei dati personali.

 

Google, o per essere più precisi la sua holding Alphabet, ha comprato Fitbit per 2,1 miliardi di dollari, una mossa non sorprendente (da tempo sul mercato si ventilava questa ipotesi) che secondo alcuni analisti ha spiazzato Amazon, anch’essa in lizza per l’acquisizione del produttore di smart watch. È una notizia importante perché segna una svolta molto decisa e precisa della multinazionale sul fronte dei wearables ma è anche un forte segnale di mercato, che ci fa immaginare come potrebbero cambiare le interfacce uomo-macchina (e quindi il nostro rapporto con la tecnologia) nei prossimi anni.

Uno degli scenari più gettonati è che gli smartphone, oggi in assoluto lo strumento più pervasivo del panorama hi-tech (basta osservare il comportamento dei passeggeri di un mezzo pubblico per rendersi conto di come i piccoli schermi ci abbiano cambiato la vita) siano già sul viale del tramonto, in procinto di essere sostituiti, in pochi anni, dalla “triade” formata da smart watch, smart glasses e auricolari.

Ma la mossa di Google non va solo nella direzione di intercettare i nuovi modelli di fruizione di servizi e intrattenimento da parte degli utenti (Fitbit, insieme a Garmin, era rimasta una delle poche società indipendenti nel settore degli smart watch, presidiata ora quasi solo dai soliti colossi come Apple, Samsung, Huawei, e ora Google). La società di Mountain View, comprando Fitbit, ha messo le mani su un’importante fonte diretta di dati, e che dati!

Gli ultimi modelli di smart watch, infatti, oltre a rappresentare un efficace (anche se spesso ancora acerba) modalità di comunicazione, intrattenimento e informazione, incorporano sofisticati sensori per il rilevamento del comportamento degli utenti e del loro stato di salute (e, al momento, non ci sono meccanismi come gli Ad-Blocker, che ne inibiscano l’invio ai gestori dei dispositivi o delle App che vengono utilizzate).

Google quindi, che ora si aggiunge al lungo elenco di aziende che hanno come mission “far vivere meglio” gli utenti, potrà ricevere i dati riguardanti la salute e gli stili di vita di decine di milioni di utenti in tutto il mondo. Informazioni che, incrociate a quelle provenienti dal motore di ricerca e dalla rilevazione della navigazione sul Web, produrrebbero insight potentissimi.

 

 

 

 

 

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