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Cosa ci dicono le ultime trimestrali di Facebook, Google, Amazon e Apple

N.  Settembre 2018
        

a cura di Ezio Viola 
Managing Director, The Innovation Group 

 

Nelle passate settimane sono stati resi noti i risultati finanziari di alcune delle principali aziende internet che devono essere analizzate con attenzione se indicano un possibile momento di discontinuità, se mostrano segni  che il loro mercato e i  modelli di business stanno raggiungendo una fase di crescita più lenta e di maturità.

Iniziamo da Facebook, i cui risultati, hanno in parte sconvolto il mito di una azienda che ha abituato gli investitori a crescite continue di ricavi e di utenti. FB ha perso circa 120B$ di capitalizzazione in un giorno (-20%). Sono stati oltre ai dati quantitativi anche i dettagli forniti che hanno preoccupato gli investitori. I risultati trimestrali sono stati solo leggermente inferiori alle aspettative ma ciò che ha “spaventato” è che  FB prevede che i ricavi rallenteranno nei prossimi trimestri e che deve investire pesantemente in privacy e sicurezza. Se guardiamo ai numeri infatti FB ha riportato un aumento del 42% nei ricavi e un +31% nei profitti nel secondo trimestre rispetto al 2017 mentre i ricavi di 13,2B$ hanno mancato le stime di 13,4B$ e gli utenti attivi giornalieri sono cresciuti “solo” del 11% rispetto all’anno scorso, raggiungendo 1,47 miliardi e confrontati con la crescita del 13% nel trimestre precedente. E’ evidente che i numerosi problemi avuti da FB negli ultimi mesi ( Cambridge Analytics ma non solo) hanno colpito la fiducia degli utenti e la sua credibilità su alcune tematiche relative a privacy e sicurezza. FB prevede anche un aumento del personale per il monitoraggio dei contenuti e ricavi e utenti rallenteranno nei prossimi trimestri anche dovuto alla possibilità che avranno gli utenti di settare dei limiti alla pubblicità che possono ricevere. Arrivare però alla conclusione che il modello FB sia giunto ad una fase di declino  forse è prematuro ed è possibile, come già successo dopo lo scoppio dello scandalo Cambridge Analytics in Marzo ( quando FB perse il 17% e che recuperò entro Maggio) ,  che la caduta delle quotazioni anche questa volta possa essere recuperata. Comunque le vicende e gli impatti avuti sulle performance finanziarie, indicano dei segnali evidenti che il modello di business di FB, ora sostanzialmente fondato sull’advertising e non su servizi, incomincia ad essere limitato nel medio-lungo termine e pone una sfida di sostenibilità ai social media e che altri grandi del web stanno già affrontando diversificando le fonti di ricavi. Questa fase di progressiva maturità del modello di business dei puri social media è ancora più evidente per Twitter che ha avuto un trattamento simile dalla borsa con una perdita di più del  20% della quotazione a fronte di una diminuzione degli utenti attivi nell’ultimo trimestre.

A fronte di queste performance negative dei social media i risultati trimestrali di Google, Amazon e Apple sono stati molto positivi. Alphabet, la holding di Google, ha riportato ricavi in crescita smentendo timori dell’impatto della GDPR sul suo business in Europa, con costi minori delle aspettative, per indirizzare traffico sul  motore di ricerca e inserti pubblicitari. Anche l’impatto della multa di 5B$ per abuso di posizione dominante di Android è stato assorbito nei costi. Guardando meglio i numeri, per Google il business della pubblicità conta ancora per la maggior parte dei ricavi con circa 28B$ nel secondo trimestre con un aumento del +23,9% rispetto all’anno scorso. Però Google ha presentato anche ricavi da altri servizi per 4,4B$ con una crescita del 36,5%di cui fanno parte i servizi Cloud dei quali non si hanno i numeri,  ma che hanno come obbiettivo quello di raggiungere il valore di 1B$ per trimestre entro l’anno. Tutte le perdite di 732M$ sono confinate nel segmento chiamato “Other Bets” in cui sono inclusi tutte quelle aree di business più innovative come Healthcare con Verily, Fiber per servizi internet, Waymo per auto a guida autonoma ( indicativo è che i chilometri percorsi dai veicoli autonomi di Waymo hanno già raggiunto i 13 milioni di km!).  La strategia di diversificazione di Google ormai è chiara anche se si osservano dove stanno andando gli investimenti che sono arrivati a 5,5B$ quasi il doppio dell’anno scorso. La maggior parte di essi sono attribuibili all’aumento degli investimenti per i data center per sostenere i servizi Cloud e di AI/Machine Learning.

Positivi sono stati anche i risultati di Amazon che ha riportato i più alti profitti trimestrali (2,5B$) nella storia dell’azienda con ricavi di 52,9B$ grazie anche alle performance positive del business e-commerce che ha sempre avuto margini ridotti all’osso. Amazon ormai è una società con due anime: un enorme retailer globale, che fa pochi margini rispetto ai volumi e ricavi generati,  e una azienda Amazon Web Services (AWS)che vende servizi cloud alle aziende con un altissima profittabilità.  AWS ha raggiunto infatti i 6,1B$ rispetto ai 4.1 B$ di una anno fa con profitti di 1,64B$. Anche se questi risultati sono molto positivi rimaniamo sempre comunque sorpresi come Amazon sia “premiata” dai mercati poiché comunque è un’azienda che fa un rapporto profitti/ricavi molto inferiore rispetto alle altre aziende ma ha un capitalizzazione di più di 800B$.

Anche la recente trimestrale di Apple è al di la delle aspettative e riporta 11.5B$ di profitti con un salto di +32% vs lo stesso periodo del 2017 e 53.3B$ di ricavi con un +17% rispetto all’anno prima.  Apple ha venduto “solo” 41.3 milioni di iPhone ( +2% vs 2017) ma con un prezzo medio più alto del +20%  legato agli ultimi modelli. Apple potrebbe toccare presto il valore record di mercato di 1000B$. Inoltre Apple è stata capace anche di compensare una crescita più limitata di alcuni dei suoi prodotti hadware con la crescita di servizi basate sulle sue app per la memorizzazione di dati, Apple Music (che ha superato Spotify in US) etc e che sono cresciuti del +31% raggiungendo i 9.55B$ nel trimestre corrente. Apple continua a far crescere la sua montagna di cash che ha raggiunto i  264B$ con la quale, con i buyback sostiene anche le quotazione e che potrebbe usare per acquisire molte aziende quotate e non.

Che conclusione trarre da questa numeri e risultati: la prima è che i grandi del web non possono dormire sugli allori perché le aspettative di crescita dei mercati rimangono elevate e non hanno smesso l’abitudine di pretenderle.  Più discutibile e difficile rimane la risposta alla domanda se questo comporta sviluppi del business e dei prodotti che sono in linea con le aspettative dei consumatori e dei cliente e di chi ci lavora. I consumatori e gli utenti saranno sempre più sensibili all’utilizzo che ne fanno dei propri dati e alla loro integrità e l’approccio europeo con la GDPR sta segnando un momento di discontinuità. Amazon, Google e Apple hanno già iniziato un processo di diversificazione dal loro core business principale altri come i social media devono accelerare questa evoluzione.  Nuovi temibili concorrenti sono visibili per ora solo dalla Cina con i loro campioni del Web Alibaba, Tencent e Baidu e ogni disegno che preveda di competere attraverso campioni a  livello nazionale in Europa è velleitario così come è da valutare se interventi di scorporo di alcune delle attività dei grandi del web siano fattibili ed efficaci.

 

 

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