28.07.2025

L’intelligenza artificiale e la “terza via” che supera il dualismo

L'Editoriale di

 

Per l’intelligenza artificiale una “terza via” è possibile. È arrivato il momento di superare sia i facili entusiasmi sia le naturali paure che hanno accompagnato, soprattutto negli ultimi tre anni, la crescente diffusione delle soluzioni di intelligenza artificiale, a partire dalla GenAI per arrivare alle forme più moderne, e in continua metamorfosi, di modelli di ragionamento, sistemi agentici e misti.

Una nuova chiave di lettura, a partire dall’efficace interpretazione di Massimo Chiriatti (chief technology officer di Lenovo), Giuseppe Riva (docente di psicologia alla Cattolica di Milano) e altri, è quella che porta a non considerare più il dualismo uomo-macchina, ma a valutare le potenzialità di entrambi gli elementi come fossero un unico “organismo”. Non è più quindi questione di chi sia più intelligente di chi, bensì di quanto possa essere potente l’accoppiata tra la mente umana e l’intelligenza artificiale.

 

Il “Sistema 0”
Parte tutto dall’idea che esista un “Sistema 0”, che si aggancia quindi alla teoria dello psicologo, premio Nobel per l’economia, Daniel Kahneman. Nel suo saggio Pensieri lenti e veloci, per spiegare il funzionamento della mente e del comportamento umani Kahneman ha ipotizzato l’esistenza di un “Sistema 1” (veloce, basato sull’intuizione) e di un “Sistema 2” (lento, basato sul ragionamento). Il “Sistema 0”, operato in qualche modo dalle macchine e dai dati, non si sostituisce ma si affianca agli altri due, consentendo di espandere le potenzialità dell’uomo.

Lo usiamo in realtà da tempo, quando facciamo ricorso alla ricerca di Google o a un navigatore satellitare, ma è “esploso” con l’utilizzo dei modelli di AI Generativa, cioè dei Large Language Model. Se ben usati, questi modelli possono fornire ai due sistemi “umani”, 1 e 2, una grande mole di informazioni in tempo reale ma anche un primo livello di ragionamento. Un esempio spesso citato da Chiriatti e Riva è quello del medico, che attraverso l’AI può accedere a un numero enorme di casistiche, chiedendo alla macchina di individuare pattern o suggerire diagnosi che poi ovviamente il suo intuito, prima, e la sua esperienza e conoscenza, poi, possono valutare.

 

La “danza” tra esseri umani e AI
Il passo successivo, efficacemente disegnato da Flavio Tonelli, professore presso l’Università di Genova, è quello dell’Homo AI 0. Che non è un uomo “aumentato” (mi perdonerà il professore se scelgo un termine un po’ abusato) ma un sistema duale mente-AI in cui le due parti operano in concerto, dialogando tra loro o, per usare la metafora di Tonelli, danzando insieme. Due parti che collaborano come in una coppia che, progressivamente, impara a dare il meglio di sé.

Questo nuovo paradigma, che è già fattuale e attuale, permette di superare il dualismo e la “trappola” degli estremi, da un lato l’AI superiore in tutto e per tutto che sostituisce l’uomo, relegato in un angolo, dall’altro l’essere umano come unico riferimento con un’AI che non sarà mai più di un “pappagallo stocastico”. Ma permette anche di smontare l’altra trappola: l’AI come minaccia esiziale per l’umano oppure l’AI come panacea dell’umanità. Niente di tutto questo. Invece si dialoga, si studia, ci si applica e si cresce insieme.

 

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