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Insurance Telematics: come competere sul fronte dell’innovazione digitale

N. Ottobre 2018
        

a cura di Elena Vaciago 
Associate Research Manager, The Innovation Group

Questo mese abbiamo fatto colazione con…
Alberto Busetto, Head of Connected Insurance Development, Generali Italia

La trasformazione della mobilità, sempre più elettrica, connessa, autonoma, intelligente e condivisa, andrà a modificare gli equilibri di un intero sistema, settore assicurativo incluso. Per le compagnie diventa quindi necessario ripensare l’intera offerta in tema di copertura dei rischi auto. Se finora gli elementi recepiti dagli assicuratori per personalizzare le polizze sono stati il chilometraggio medio e gli incidenti, avremo in futuro (in parte, già oggi) un’offerta sempre più su misura, personalizzata per il singolo cliente. Ne parliamo con Alberto Busetto, Head of Connected Insurance Development, Generali Italia.

Con 4,6 milioni di Black Box attive, l’Italia è ai primi posti al mondo per la diffusione dell’Insurance telematica, ma siamo sicuri di aver superato la fase della polizza 1.0?

Oggi sicuramente soffriamo per un tema di scarsa cultura sul mercato. Il contesto italiano è caratterizzato da norme che non aiutano di certo le compagnie assicurative a creare valore. Oggi l’attitudine dominante nel mondo tecnologico vede la mobilità solo come un modo per garantire il migliore prezzo al cliente.

Il trend al contenimento dei premi in realtà c’era anche in precedenza, e in sé stesso non ha mai aiutato a generare nel mercato una cultura del servizio. Serve quindi un nuovo modello, che generi sì i volumi che tutti ci aspettiamo ma anche, come già avviene per altri servizi retail, un modello a maggiore valore aggiunto. Servirebbe ad esempio una segmentazione del mercato di chi riceve queste proposte più marcata rispetto a quella che abbiamo oggi: attualmente nel 90% dei casi, i clienti scelgono la polizza telematica per risparmiare. In futuro, arriveranno altri servizi importanti per aspetti come efficienza e integrazione con un intero ecosistema di Player della mobilità e non. C’è poi anche un altro tema: ossia come l’innovazione possa aiutare la compagnia non solo ad offrire uno sconto, ma anche ad abbassare i suoi costi interni, e poter quindi ribaltare questo risparmio sul cliente.

Come deve evolvere la polizza telematica per aiutare la compagnia ad essere più competitiva?

Generali Italia già da tempo ha impostato una politica di offerta che considera elementi come l’analisi del comportamento di guida, quindi con polizze tarate sullo stile di guida e con parametri molto articolati di Behavioural Pricing. Per evitare che le polizze telematiche diventino sempre più un costo da minimizzare serve fare una scelta opposta, investire sicuramente in tecnologia, ma non solo per la RC auto, piuttosto per fare reale prevenzione e stare vicino al cliente. La logica di vicinanza che possiamo avere oggi è del tutto nuova: parte ben prima del momento del sinistro. Nell’ottica di migliorare l’esperienza di guida del cliente e renderla esplicita tramite la tecnologia, possiamo porci obiettivi molto più ambiziosi: ad esempio, riuscire a prevenire l’incidente. Oggi vari sistemi permettono di dare al cliente una serie di input, come feedback visivi, una maggiore consapevolezza della rischiosità del suo stare sulla strada, che aprono tutto un discorso di induzione di nuovi comportamenti con abbassamento e migliore mitigazione del rischio.

Considerando che le innovazioni stanno sempre di più riguardando anche i processi interni delle compagnie di assicurazione, quali sono secondo lei gli impatti su capacità e competenze? Cosa richiede l’innovazione in termini di capacità di trasformazione interna dell’assicurazione?

In Generali Italia abbiamo promosso da anni questi processi interni di innovazione. Abbiamo attivato un percorso accelerato di integrazione delle realtà italiane, in cui la digitalizzazione gioca un ruolo di cambiamento radicale. Questo percorso è oggi concluso all’80% ed è previsto che termini entro l’anno. Sono stati rivisti tutti i processi, in particolar modo l’intero ciclo di vita del servizio assicurativo. Inoltre abbiamo creato strutture aziendali di massimo riporto rispetto al country manager deputate ad accelerare la busines transformation. Oggi la Connected Insurance è quindi inserita in Generali Italia in un contesto più ampio di business trasformation, e le persone del business lavorano a stretto contatto con chi lavora nell’area Advanced Analytics (20 persone a livello EU), con gli esperti di Customer Experience Design, e così via. In questo modo si agisce sulla trasformazione affiancando le competenze innovative a quelle tradizionali della compagnia e puntando ad un’accelerazione del cambiamento. Riteniamo che questo percorso sia l’unico per rimanere vincenti nel mercato di oggi e del futuro.

Cosa cambierà per le compagnie assicurative con l’arrivo delle auto a guida autonoma? Visto che non ci sarà più un conducente, chi pagherà in caso di sinistro?

La guida autonoma richiede inevitabilmente un trasferimento di responsabilità verso il costruttore del veicolo. L’assicurazione rimane, anzi: qualsiasi prodotto, più diventa complesso e più è esposto a rischi di malfunzionamento di vario tipo. Più che altro sarà difficile capire in caso di sinistro come attribuire la colpa: già oggi ci rendiamo conto che la mobilità autonoma introduce nuove problematiche di carattere etico. Entreranno quindi pesantemente i regolatori, per definire in modo preciso su quali principi deve essere basata la programmazione delle auto. Anche perché si tratta di un tema di salute pubblica – è possibile accettare in modo indiscriminato quello che in futuro deciderà il singolo costruttore dell’auto? Sicuramente no: sarà necessario prendere atto dell’opinione pubblica e sulla base di questa, cablare principi di mobilità. Serviranno quindi vari tavoli di confronto: sia a livello tecnologico sia normativo. Nel breve termine, quello che vedremo sarà una mobilità diffusa e nuovi scenari di mobilità intermodale: bisognerà quindi capire come tutto questo impatta sul rischio complessivo, anche sistemico.

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