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Il ruolo dell’idrogeno nella transizione energetica

N.  Aprile 2021
        

a cura di Ivonne Carpinelli 
Giornalista, Canale Energia

Per raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, culmine della tabella di marcia fissata dal Green deal europeo, la Commissione UE punta molto sull’idrogeno verde, prodotto da fonti rinnovabili. L’8 luglio 2020 ha lanciato la Strategia sull’idrogeno per incrementare la produzione di questo vettore e coprire una buona fetta del fabbisogno energetico di tutta Europa. La produzione massiccia di idrogeno verde, però, sembra ancora lontana: è ritenuta poco conveniente e avrebbe bisogno di economie di scala. Al momento, sono ritenuti più attrattivi e convenienti l’idrogeno grigio e blu, entrambi prodotti da fonti fossili con l’aggiunta, nel secondo caso, di sistemi per la cattura e l’utilizzo di carbonio.

In Italia si guarda con interesse all’uso del vettore perché da qui ai prossimi 10-30 anni promette di creare una sinergia tra la produzione elettrica da fonti non programmabili e l’uso finale di energia a corto raggio, come ha dichiarato a Canale Energia Luigi Mazzocchi, direttore del dipartimento Tecnologie di generazione e Materiali di Rse, che ha pubblicato un volume monografico sull’H2.

Si guarda all’idrogeno, ad esempio, per alimentare i motori a combustione interna da installare nei mezzi pesanti, come riportato da Westport Fuel Systems e Avl nello studio “Total cost of ownership (Tco) analysis for heavy duty hydrogen fueled powertrains”. La convenienza, ha sottolineato a Canale Energia Marco Seimandi, vicepresidente sales and marketing di Westport Fuel Systems, è legata sia alle ripercussioni ambientali e agli aspetti tecnici, per la maggiore efficienza energetica complessiva, sia all’equilibrio tra costi di acquisto e costi operativi. Secondo i promotori dell’alleanza italiana H2-Ice, Landi Renzo, Punch Torino, Avl Italia e Industria italiana autobus, l’idrogeno deve essere impiegato per decarbonizzare il trasporto pubblico locale e migliorare la vivibilità delle nostre città.

Oltre che nel trasporto merci, su ferro e gomma, gli esperti del settore puntano sull’idrogeno per ridurre le emissioni inquinanti nei settori marittimo e industriale, in particolare dell’acciaio e dei prodotti chimici. Oltre che per decarbonizzare gli edifici, con la volontà di promuovere un sistema energetico integrato che favorisca l’installazione delle pompe di calore al pari della ricarica privata delle auto elettriche.

Per spingere l’utilizzo dell’idrogeno, la Strategia europea incentiva la nascita delle Hydrogen Valley, poli geograficamente delimitati destinati alla sperimentazione di diverse soluzioni. Tra i progetti che nasceranno in Italia c’è quello del centro di ricerca Enea della Casaccia, alle porte di Roma, dove sorgerà un’infrastruttura polifunzionale per le tecnologie di produzione, stoccaggio, distribuzione e utilizzo dell’idrogeno, spiega Giorgio Graditi, a capo del dipartimento Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili (Terin) dell’Agenzia.

Puntare sulla neutralità tecnologica prevede di costruire un’infrastruttura dedicata e delineare un quadro normativo e regolatorio. Su questi temi il dibattito è aperto e vivace, in quanto il vettore è al centro dell’agenda politica nazionale. Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha recentemente affermato che il suo dicastero è al lavoro sulla semplificazione burocratica delle autorizzazioni di nuovi progetti legati all’idrogeno e sulla definizione di procedure hoc, riservando sempre grande attenzione al rispetto dell’ambiente. La volontà, ha rimarcato, è di spendere in maniera mirata le risorse europee del Next generation EU così da rendere l’Italia un Paese più attrattivo e sicuro per gli investitori.

Il momento storico sembra, finalmente, favorire il salto di qualità del vettore. I protagonisti della politica e dell’industria sono in fermento, ma non bisogna dimenticare l’importanza dell’informazione tecnica e puntuale: i cittadini sono parte attiva della transizione energetica, come di ogni grande progetto.

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