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Ibm: uno split per cavalcare l’onda lunga dei servizi gestiti

N.  Giugno 2021
        

a cura di Emilio Mango
Direttore,
Technopolis

 

Secondo molti analisti, nel 2019 il mercato mondiale dei managed services valeva tra 180 e 190 miliardi di dollari, mentre entro il 2025 dovrebbe superare i 350 miliardi, con una crescita media anno su anno superiore al 10%. E vale la pena evidenziare che si tratta di dati ottenuti prima della pandemia, che, come tutti sanno, ha poi generato un’accelerazione del processo di trasformazione digitale delle imprese e di servitizzazione.

In questo scenario si innesta la separazione delle attività relative ai servizi gestiti di Ibm, sfociata in uno spin-off che avrà effetto il 31 dicembre di quest’anno. Si tratta di un’operazione di vaste proporzioni quella che porterà a rendere indipendente il business dei Managed Services di Big Blue dal resto delle attività di servizi della multinazionale (cioè i Global Technology Services). La società si chiamerà Kyndryl, un nome sicuramente poco felice per gli italofoni ma foriero di ottimi propositi, visto che nasce dalla fusione di kin (parenti, congiunti) e di tendril (viticcio), a significare l’unione dei concetti di partnership e crescita. La sede della società, New York, lascia intendere che il business della newco, che ricordiamo è stata annunciata per la prima volta il 9 ottobre 2020 dal Ceo di Ibm, Arvind Khrisna, sarà molto legato al mercato strategico della finanza e delle banche.

“Presto avremo due anime”, ha detto Alessandro La Volpe, vice president di Ibm Technology nel corso di una recente conferenza stampa, “che ci consentiranno di affiancare meglio i clienti nel processo di digital transformation, un processo che nell’ultimo anno ha subito una drastica accelerazione in tutti i segmenti di mercato: tutti siamo testimoni che ciò che doveva succedere in un arco temporale di cinque-dieci anni sta succedendo in due”.

Una volta avviata, Kyndryl, che sarà guidata dal Ceo Martin Schroeter, sarà la più grande azienda di Managed Services al mondo, con un fatturato stimato di quasi 20 miliardi di dollari e quasi 5mila clienti in tutto il mondo. Kyndryl si occuperà infatti della gestione delle infrastrutture It dei clienti, dai servizi di hosting e networking alla modernizzazione dell’infrastruttura mission-critical e al management di ambienti hybrid e multi-cloud.

A Ibm resteranno, tra le altre cose, i servizi di consulenza infrastrutturale sulle tecnologie del brand, e tutti i servizi cloud (compreso l’hybrid e multi-cloud basato su Red Hat), management, consulting, system integration e application management e modernization.

Ibm è sempre stata un’azienda capace di distribuire ottimi dividendi, con un rendimento superiore alla media del benchmark di S&P 500, ma negli ultimi anni la gestione manageriale è stata spesso criticata, a partire dal prezzo, da molti giudicato eccessivo, dell’acquisizione di Red Hat. Quella della separazione tra servizi gestiti da una parte e tecnologie e consulenza dall’altra sembra però oggi una proposizione molto chiara ed efficace, oltre che coerente con le ultime operazioni di acquisizione (sette solo nell’ultimo anno) e dismissione, perché permetterà alla multinazionale di concentrarsi sui nuovi settori strategici dell’hybrid cloud e dell’Intelligenza Artificiale. In quest’ottica, anche il prezzo pagato per Red Hat (34 miliardi di dollari) sembra oggi meno sproporzionato, visto che ora la tecnologia OpenShift della software house per l’hybrid cloud è uno dei pilastri su cui si basa la crescita della “nuova” Ibm.

“Puntiamo alla leadership su entrambi i mercati”, ha detto La Volpe, “quello dei Managed Services e quello delle nuove architetture It. Ma sono due business talmente diversi che per focalizzarci al 100% abbiamo deciso di farlo separando nettamente le attività”.

Tratto da Technopolis n. 47

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