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I principi dell’Occidente una guida nell’era dell’incertezza

 

Ogni giorno sperimentiamo cosa vuol dire vivere in un’epoca caratterizzata da molte incertezze, e quanto possa essere complicato interpretare la realtà in cui viviamo. Nonostante mai prima di ora si abbia avuto accesso a enormi basi di conoscenza e a flussi informativi aggiornati in tempo reale, mai prima si siano palesate capacità realizzative e predittive come quelle promesse dall’intelligenza artificiale, nonostante tutto questo, mai come oggi è stato altrettanto difficile orientarsi in una situazione così complessa e incerta.

In occasione del Digital Italy Summit 2023, intervenendo sul tema “Europa e Italia: geopolitica, autonomia strategica e politiche industriali”, Nathalie Tocci, Direttrice dell’IAI (Istituto Affari Internazionali), ha sottolineato come nel giro degli ultimi venti anni, si sia via via affermato un processo di chiusura che ha cancellato la precedente visione di un mondo aperto e di una globalizzazione che avrebbe abbattuto frontiere e cancellato divergenze. “Partiamo da ieri per capire dove siamo e dove stiamo andando – ha detto Nathalie Tocci -. Alla fine della guerra fredda, il commercio internazionale aumentava, la globalizzazione cresceva, e noi credevamo in alcuni principi, come la linearità dei processi di cambiamento, il fatto che la liberalizzazione economica avrebbe comportato una liberalizzazione democratica, e il fatto che l’interdipendenza tra gli Stati sarebbe stata fonte di efficienza, prosperità e pace. Invece, dall’11 settembre 2001, abbiamo avuto una successione di crisi, abbiamo visto come la globalizzazione potesse in realtà portare disuguaglianze e problemi, abbiamo osservato chiusure e tendenze che hanno messo in dubbio i precedenti assunti”.

Il nuovo millennio ci ha in realtà catapultato in un mondo che ripropone, come avveniva in passato, il sopravvento delle ideologie, che a loro volta determinano scontri non economici ma militari. Il bipolarismo è abbandonato e si cerca un nuovo equilibrio nel multipolarismo. Servono, i rapporti internazionali, a far fronte ad alcune grandi sfide globali (dal clima, al nucleare, ai rischi legati alla digitalizzazione) ma per il resto l’orientamento degli Stati va verso una minore dipendenza estera, verso politiche di incremento della produzione interna e di diversificazione dei fornitori.

Anche secondo Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo (intervenuto sul tema “Lo scenario economico, drivers e possibili criticità della ripresa”) il 2024 sarà un anno molto incerto. Non tanto per incertezze di natura economica ma piuttosto di origine geopolitica: bisognerà considerare infatti (e non sappiamo quanto sarà grave) l’impatto sull’economia della guerra in Israele. Avremo le elezioni europee al giugno del prossimo anno e la riforma del patto di stabilità. “Rispetto a queste incertezze abbiamo però alcuni punti fermi – ha detto Gregorio De Felice -: ad esempio, l’inflazione sta rallentando, il dato americano ci ha sorpreso con il ribasso dell’andamento dei prezzi, in Europa stiamo rallentando, in Italia siamo a novembre all’1,9% e questo vuol dire che il ciclo restrittivo delle banche centrali sta terminando. Altro aspetto positivo, gli USA contrariamente alle attese non sono andati in recessione. Ha deluso molto invece la Cina, che ha registrato una crescita ben inferiore al potenziale. L’Europa aveva cominciato molto bene ma poi abbiamo avuto una decelerazione della crescita (come prevedibile visto l’incremento dei tassi voluto dai banchieri centrali)”.

Le prospettive economiche per l’Italia, quindi, sono oggi leggermente migliori rispetto a un anno fa: la riduzione dell’inflazione fa recuperare il potere di acquisto delle famiglie, e ci possiamo ora attendere anche benefici dall’implementazione del Pnrr. “Lo stesso governo prevede che i tre quarti della crescita del 2024 e del 2025 sarà legata all’implementazione del piano – ha aggiunto Gregorio De Felice -. C’è stato un rinvio di molte voci di spesa nel 24 e 25, dovuto a una rivisitazione complessiva del piano in condizioni di contesto diverse alla prima stesura dello stesso, quindi una grande riduzione del numero di progetti. Il nostro apparato centrale, e soprattutto quello locale, non sono infatti in grado di gestire un numero così elevato di progetti; quindi, è corretto fare una selezione dall’inizio. Il governo punta oggi di più sui contributi agli investimenti privati rispetto a quando inizialmente previsto”.

Instabilità e incertezza si incontrano anche passando a considerare gli scenari legati al cyberspazio e alla situazione geopolitica, ambiti sempre più interconnessi da cui emergono rischi molto insidiosi per le economie occidentali. “Non sfugge a nessuno la situazione di estrema instabilità – ha detto Edmondo Cirielli, Viceministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale intervenendo sul tema “Scenari di guerra: sicurezza e cooperazione internazionale” -. Abbiamo due guerre in corso, una “regionale”, quella in Israele, e una in Ucraina. Oltre a rappresentare fatti gravissimi sul piano umanitario, rappresentano per noi uno scivolamento che ha molti elementi insidiosi.  Sappiamo da tempo che esistono potenze ostili dal punto di vista economico e commerciale che hanno sfruttato per anni le debolezze del mondo digitale, per acquisire informazioni da utilizzare nella loro guerra commerciale, o per superare in maniera illecita e velocemente un gap tecnologico che le separava dai Paesi più avanzati. Oggi quello che dobbiamo temere più di tutto è che si ripropongano dei blocchi, che metà del Pianeta, che non condivide i valori dell’Occidente, faccia scudo contro di noi. Purtroppo, questi episodi bellici, hanno un aspetto deleterio: un coalizzarsi sempre più di questi mondi. La nostra missione è quindi rompere questa retorica dei blocchi e cercare di essere coerenti sulla nostra ideologia valoriale rispetto agli altri Paesi”.

 

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