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I dati sul mercato digitale

N. Luglio 2021
        

a cura di Carmen Camarca 
Analyst, The Innovation Group 

Prosegue la penuria di semiconduttori 

La penuria di semiconduttori nella supply chain tecnologica mondiale proseguirà fino alla primavera del 2022. A dirlo è Gartner, allineandosi alle previsioni già effettuate da grandi aziende del settore hardware, come Intel, Ibm e Samsung, tutte accomunate dalla consapevolezza che le difficoltà di fornitura si prolungheranno fino al 2022. I motivi sono noti: lo shock della pandemia, nel marzo del 2020; la reazione a caldo dei produttori di Pc, smartphone e altri mercati hardware (che avevano ridotto la capacità produttiva temendo un crollo della domanda); le settimane di chiusura delle fabbriche; la crescita di domanda conseguente ai lockdown e alle esigenze di lavoro e didattica a distanza. Tutto questo ha causato, per categorie di prodotto come i Pc, problemi di approvvigionamento lungo la supply chain e un rialzo dei prezzi per l’utente finale.

Secondo Gartner, il mercato tornerà in equilibrio nel secondo trimestre del 2022. “La penuria dei semiconduttori”, ha commentato Kanishka Chauhan, principal research di Gartner, “nel 2021 avrà un forte impatto distruttivo sulla catena di fornitura e limiterà la produzione di molte tipologie di apparati elettronici. Le fonderie stanno alzando i prezzi dei wafer e di riflesso le aziende che vendono chip stanno incrementando i prezzi dei dispositivi”.

Riprende il mercato degli smartphone: crescono le vendite

Il 2021 è l’anno della ripartenza anche per gli smartphone. Le vendite di telefoni cellulari hanno ripreso a crescere con decisione, sempre secondo i nuovi dati di Gartner: nel primo trimestre sono stati commercializzati 378 milioni di smartphone, il 26% in più rispetto ai volumi di gennaio-marzo 2020. L’incremento è tanto pronunciato anche perché nel primo trimestre dell’anno scorso le spedizioni erano calate del 12,5% per effetto, tra febbraio e marzo, dello stato di pandemia. Per tutto il 2020, poi, i consumatori avevano conservato una certa cautela nell’acquisto di nuovi telefoni, mentre di contro era cresciuta la domanda di Pc, più essenziali per lo smart working e per la didattica a distanza.

Fonte: Gartner (June 2021)

Samsung è al primo posto nel trimestre, con 76,6 milioni di unità commercializzate e una quota a volume del 18,4%. “Il lancio di smartphone di prezzo medio, come i modelli al di sotto dei 150 dollari, hanno gonfiato le vendite di Samsung a livello mondiale”, scrivono gli analisti di Gartner. “L’avvio della distribuzione dei telefoni flagship 5G ha contribuito alla crescita”.

Con il suo 15,5% di quota Apple scivola al secondo posto, dopo essere stata in testa alla classifica nel trimestre di ottobre-dicembre 2020. Ma questo non stupisce e non va interpretato come un segnale di crisi: tipicamente, i mesi finali dell’anno sono quelli più importanti per le vendite di iPhone. Il lancio autunnale dell’iPhone 12 aveva infatti contribuito al traguardo degli 80 milioni di iPhone venduti in un trimestre.

Nella classifica di Gartner seguono le cinesi Xiaomi (12,9% di market share), Oppo e Vivo, le cui vendite sono state favorite dalla crescente domanda di telefoni 5G e dalle difficoltà commerciali di Huawei ed LG (che ha recentemente annunciato l’uscita dal mercato della telefonia mobile). La grande assente dalla top-5 è Huawei, ostacolata dalla prolungata battaglia dei dazi e dal blocco dell’import/export con gli Stati Uniti, ma d’altra parte la società si sta focalizzando su altri ambiti (come lo sviluppo software) proprio per limitare i danni del mercato smartphone.

Il Covid-19 fa bene al Cloud!

Sull’onda della pandemia di Covid, servizi di cloud pubblico infrastrutturale nel 2020 hanno fatto un balzo del 40% a valore. I dati di Gartner raccontano che l’anno scorso la spesa mondiale per l’Infrastructure as-a-Service (IaaS) è salita a 64,3 miliardi di dollari, dai 45,7 miliardi del 2019. Amazon, con l’offerta di AWS, è rimasta in cima alla classifica, seguita da Microsoft (Azure), Alibaba, Google e Huawei. La crescita è motivata da un incremento di domanda coinciso con i primi grandi lockdown del primo e secondo trimestre 2020, e proseguito poi nel resto dell’anno per via della prolungata situazione di smart working nelle aziende di mezzo mondo.

Parallelamente, l’offerta di grandi provider si è adattata per intercettare queste necessità. “I fornitori hyperscale”, ha commentato Sid Nag, research vice president di Gartner, “stanno continuando a creare soluzioni per il cloud distribuito e l’edge che estendono la portata nel cloud pubblico nei luoghi del cloud privato e dell’on-premise, soddisfacendo le esigenze delle aziende in fatto di sovranità sui dati, portabilità dei workload e latenza della rete. Questo fatto, associato dalla dipendenza dal cloud pubblico della maggior parte delle aziende durante la pandemia, ha portato un anno di crescita a doppia cifra per il mercato”.

 

Digital Italy

La PA italiana verso la trasformazione digitale

La Pubblica Amministrazione italiana si impegna nella trasformazione digitale, con nuove assunzioni e nuovi profili professionali, con nuovi servizi ai cittadini e con procedure più semplificate per i bandi di gara. Uno tsunami di novità, racchiuse nel Decreto Semplificazioni e Governance PNRR e nel Decreto Reclutamento (già ribattezzato dalla stampa come Decreto Brunetta, poiché voluto dal ministro della Pubblica Amministrazione, oltre che dalla ministra della giustizia Marta Cartabia). Misure che serviranno all’Italia per ricostruire il proprio tessuto economico dopo la crisi del covid-19, ma anche per recuperare terreno rispetto ai Paesi europei più digitalizzati, più snelli nella burocrazia, più vicini al cittadino. Tutti i dettagli qui.

Nel frattempo, è stato attivato anche il nuovo servizio di rettifica dati sul portale dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR). Con il nuovo servizio i cittadini registrati nell’ANPR potranno prendere visione della propria scheda anagrafica e, in presenza di eventuali errori o incongruenze nei dati anagrafici o discordanze rispetto ai dati presenti nei documenti in possesso, chiederne la correzione al comune di residenza, senza recarsi presso gli uffici comunali.

Il servizio di richiesta di rettifica verrà abilitato progressivamente a tutti i comuni presenti in ANPR, nell’ottica di una graduale digitalizzazione dei servizi della PA.

Nell’apposita Area Riservata del sito ANPR, i cittadini in possesso di Carta d’Identità Elettronica (CIE), Carta Nazionale dei Servizi (CNS) o SPID, potranno richiedere la rettifica di uno o più dati inesatti della propria scheda anagrafica – segnalando gli “errori materiali” o comunicando eventuali integrazioni di dati incompleti. Potranno inoltre monitorare lo stato di lavorazione della richiesta e autorizzare la ricezione delle notifiche sul suo avanzamento.

Qual è lo stato dell’arte della trasformazione digitale nel Paese? Nel quadro europeo di valutazione sull’innovazione 2021, pubblicato lo scorso 21 giugno dalla Commissione europea, l’Italia sta migliorando le sue performance rispetto agli altri Stati membri dell’UE, tuttavia rimane ancora nella categoria di “Innovatore moderato”.

Fonte: Commissione Europea, 2021

Nel dettaglio, l’Italia è “prima” fra i Paesi moderatamente innovativi, piazzandosi alla 12esima posizione su 27. Prima classificata la Svezia seguita da Finlandia, Danimarca, Belgio che rientrano fra i Paesi con “strong innovation”.

Il punteggio complessivo assegnato al nostro Paese sale da 82 del 2014 al 108 del 2021. In particolare, si sono distinti nel corso degli anni la penetrazione della banda larga che passa dal 70 (2014) al 114 al supporto del Governo a business R&S (da 34 del 2014 al 162 del 2021. In crescita anche l’utilizzo di IT: la fornitura di training Ict fornite dalle imprese passa dal 33 del 2014 al 66 del 2021, così come l’impiego di specialisti Ict che passa dal 95 al 114.

 

Verso la sanità digitale?

Dopo un anno e mezzo estremamente complesso, che li ha visti e li vede ancora impegnati nella terribile sfida alla pandemia globale, i leader della sanità in tutto il mondo volgono lo sguardo su un futuro ancora incerto, con una visione però votata all’ottimismo e sostenuta da basi solide: tecnologie digitali intelligenti e connesse, sostenibilità e partnership strategiche per sostenere l’innovazione. Questo il quadro che emerge dal Future Health Index 2021, sesta edizione dell’indagine globale attraverso cui Philips, leader globale nell’Health Technology, analizza le priorità attuali e future dei professionisti della sanità di tutto il mondo, 3.000 in 14 Paesi, circa 200 in Italia.

Dalla ricerca emerge quanto la crisi da Covid-19 abbia influenzato priorità e prospettive in ambito sanitario. Prepararsi a rispondere a possibili crisi future è ora la priorità principale per il 74% degli intervistati italiani, che in una percentuale ancora maggiore (77%) considerano la pandemia il principale ostacolo alla loro capacità di prepararsi per il futuro: un dato nettamente superiore alla media dei 14 paesi in esame (68%).

L’atteggiamento per il futuro rimane però di ottimismo, sia nei confronti della propria struttura (82%) sia del sistema nazionale (84%). Positivo anche l’atteggiamento nei confronti delle politiche e dei piani sanitari (PNRR e Next Generation Eu), con l’84% degli intervistati che si dice convinto che stiano contribuendo alla costruzione di un sistema resiliente.

Il futuro resiliente della sanità italiana sarà all’insegna della trasformazione digitale. Lo conferma il dato sull’Intelligenza Artificiale: il 60% degli intervistati italiani ha affermato infatti che l’IA è una delle tecnologie digitali in cui investire ora, contro una media globale del 36% (38% media europea), una percentuale che sale al 63% parlando di tecnologie sanitarie predittive (Vs 26% media globale e 36% media europea). Nettamente superiore alla media globale anche l’importanza attribuita in Italia alle partnership strategiche finalizzate a implementare con successo le tecnologie digitali.

In questo contesto, particolare attenzione dovrà essere rivolta alla cybersecurity. Infatti, secondo i risultati dell’indagine “Healthcare Cybersecurity” realizzata da Bitdefender in Italia per valutare lo status di efficienza della sicurezza informatica nel settore sanitario da cui emerge una preparazione nettamente insufficiente sia in termini di tecnologie che di competenze professionali. Un dato che mette in allarme considerando la trasformazione digitale che il mondo dell’healthcare, nel suo complesso, sta vivendo.

Secondo lo studio, condotto nel mese di maggio, il 93% delle aziende del settore sanitario ha subito attacchi informatici in passato mentre il 64% ritiene probabile, o altamente probabile, un attacco informatico nel prossimo futuro.

Per contrastare la vulnerabilità ai cyberattacchi, Bitdefender ritiene che le organizzazioni nell’ambito della sanità debbano garantire sei fattori principali: protezione, rilevamento, risposta, competenze, budget, e organizzazione, cultura e leadership. Tutti e sei gli elementi, essenziali per una cybersicurezza efficiente, sono stati esaminati nell’indagine online che ha coinvolto responsabili delle decisioni IT nell’ambito della sicurezza informatica in strutture sanitarie pubbliche (85%) e private (15%), per valutare il livello di efficienza e/o le lacune per il raggiungimento della completa efficienza.

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