La rivoluzione dei dati sta cambiando il modo in cui prendiamo le decisioni per la nostra vita privata, il modo in cui lavoriamo all’interno delle organizzazioni e non solo.

Cambia il modo in cui le aziende si relazionano con clienti e consumatori, come i cittadini e gli elettori comunicano con la pubblica amministrazione e i governi.

Con rivoluzione dei dati indichiamo anche il progressivo processo di “datification” di persone e cose, esploso con l’utilizzo sempre più esteso dei social network, del mobile computing e in prospettiva dell’IoT (Internet of Things). Queste sono processi ineludibili il cui sviluppo apre potenziali criticità anche esplosive da gestire, legate alla sicurezza delle organizzazioni e alla privacy delle persone.

Questo nuovo contesto digitale generatore di dati, permetterà per la prima volta alle aziende di ricercare ma anche di scoprire e costruire nuovi percorsi come vere “narrazioni di business”, che derivano dalla capacità di aggregazione, di analisi di una molteplicità e quantità di dati e informazioni prima impossibili da gestire che amplificano l’esperienza personale come consumatori e cittadini.

Scoprire quindi la “grande bellezza” dei dati è la nuova opportunità e la sfida che le tecnologie innovative e avanzate di data e information management, di data mining, di analisi avanzata di dati e big data e di data visualisation, permettono alle aziende per trovare segnali nuovi separandole dal rumore e avere successo in futuro.

L’accesso in modo ubiquo a un numero più ampio di utenti interni con piattaforme mobili, a informazioni e dati sia storici che “vivi” generati internamente ed esternamente, permette alle aziende di ottenere e iniettare intelligenza e conoscenza sia a processi operativi che decisionali leggendo la realta’ cosi come avviene oltre che disegnando modelli interpretativi piu’ sofisticati e affidabili. Tutto cio’ avviene con use case in molti domini e settori nei processi di marketing management e automation, customer relation ed experience management, customer service, risk e fraud management e in generale di enterprise performance e process management.

I dati e le informazioni non costituiscono solo dei nuovi asset strategici aziendali per creare servizi che arricchiscono i prodotti e i servizi ma possono diventare veri e propri nuovi prodotti digitali e nuove fonti di ricavi con modelli di business innovativi. Come abbiamo già evidenziato nella edizione scorsa dell’Analytics Summit si sta delineando una vera e propria economia di dati.

La gestione e analisi avanzata dei dati e dei Big Data sta dischiudendo l’introduzione di nuove architetture tecnologiche per il data management, nuove necessità di modellizzazione dei dati con la necessità di attrezzarsi con risorse e competenze di “data science” che rivoluzionano gli approcci tradizionali di information management.

La rivoluzione dei dati con il cloud computing diventa una possibilità e opportunità non solo per le grandi ma anche per piccole e medie organizzazioni con investimenti e rischi limitati.

Il Summit affronterà questi temi-chiave dal punto di vista delle tecnologie e delle soluzioni ICT, ma soprattutto partendo da esperienze, testimonianze e casi aziendali insieme ai principali società del settore ICT.

SPECIAL GUEST

ENRICO GIOVANNINI

Professore ordinario in Statistica Economica, Università degli Studi di Roma Tor Vergata ex Ministro del Lavoro e Presidente ISTAT

autore di:

Scegliere il futuro: conoscenza e politica al tempo dei Big Data”

Pensare oggi di “conoscere per deliberare”, come suggeriva Luigi Einaudi, solo sulla base di dati che si riferiscono al presente o al passato può rivelarsi un errore grave per l’entità dei problemi che abbiamo davanti. Dobbiamo fronteggiare le crisi agroalimentari, ambientali, finanziarie, politiche che improvvisamente ci hanno fatto scoprire quanto il mondo “ricco” sia vulnerabile. Per questo i numeri da soli non sono sufficienti, servono modelli affidabili su cui fare previsioni, per passare dall’accettazione supina dell’incertezza alla gestione consapevole del rischio. Siamo di fronte a un cambiamento culturale enorme: chi ha il compito di misurare i fenomeni per conto della collettività deve essere aperto a recepire nuove idee che provengono dall’esterno, pronto a mettersi in discussione, rinunciando alla logica dell’autoreferenzialità. Da questo punto di vista il nostro Paese è già maturo per incamminarsi verso un censimento continuo, verso un uso consapevole dei Big Data, per arrivare finalmente a trasformare l’informazione in conoscenza.