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DATA CENTER DIGITAL TRANSFORMATION: LA SFIDA DI IBM

N.  Luglio
        

a cura di Camilla Bellini 
Senior Analyst, The Innovation Group

 

Lo scorso 14 giugno a Londra abbiamo partecipato all’IBM Cloud Analyst Day 2017, durante il quale abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con IBM in merito agli aggiornamenti della sua strategia in ambito cloud, ma non solo. Nel corso dell’incontro è stato affrontato il tema della digital transformation in tutti i suoi aspetti, benché IBM lo declini soprattutto a partire da quello che storicamente è stato il suo core business, il data center: più che di digital trasformation si usa l’espressione “data center digital transformation”. È proprio a partire dalla trasformazione dei data center, dal loro ripensamento secondo le logiche del Cloud, che IBM ha scelto infatti di riposizionarsi negli ultimi anni, avendo però ben chiaro i diversi approcci da adottare a seconda dell’interlocutore: da un lato, IBM si propone di fornire ai propri clienti storici tutti gli strumenti necessari per trasformare la propria infrastruttura secondo le nuove logiche del cloud; dall’altro, IBM continua la propria attività di posizionamento rispetto al mondo dei developer, la cui rilevanza cresce dentro e fuori l’azienda, puntando in particolar modo sulla piattaforma Bluemix. In questo senso, anche le innovazioni introdotte nell’ambito del middleware si basano sulla logica di mantenimento dei clienti che da sempre investono in questo ambito con IBM, non dando quindi loro ragione di migrare verso altri sistemi.

Si tenga comunque presente che, più in generale, IBM non ritiene che esista un modello di cloud computing omnicomprensivo, in grado di risolvere ogni esigenza, ma al contrario propone una strategia multi-cloud, in grado di affrontare i diversi workload e le necessità specifiche dei diversi interlocutori con cui si interfaccia. In questo senso, pur ritenendo che il mercato sia sostanzialmente public cloud- driven e proponendosi di guidare i propri clienti in questa direzione, li supporta nello sviluppo di un approccio “orientato al controllo”, ossia in una logica di hybrid cloud, che mantiene il controllo delle scelte e delle strategie IT all’interno delle aziende.

Affrontando quindi la sfida della digital trasformation mantenendo il proprio focus su questi due ambiti, IBM continua a fare passi avanti nel processo di consolidamento delle acquisizioni e della sua offerta cloud. Come infatti già era stato annunciato nel 2016, IBM ha confermato quest’anno l’unificazione di tutte le sue componenti cloud in un’unica piattaforma d’offerta, che dovrebbe avvenire per fine anno. In particolare, la “classica” offerta di Softlayer e Bluemix convergerà verso una nuova generazione di servizi, che prendono il nome di Athena (per la componete PaaS) e Genesis (per la componente Iaas): questi due servizi non devono essere però considerati come qualcosa di nuovo, di diverso rispetto a Softlayer e Bluemix, ma al contrario come la loro evoluzione, con l’integrazione di alcuni elementi di “bridge” in diversi ambiti (Portal/IAM/BSS, Container, Network, Data Center).

Inoltre, IBM si propone di coinvolgere e integrare le logiche dell’intelligenza artificiale – per cui ritengono di avere la tecnologia AI più sviluppata sul mercato – attraverso tutta la propria offerta cloud, elemento che diventa differenziante del posizionamento di IBM rispetto agli altri cloud vendor; a questo si aggiunge poi l’esperienza che IBM può mettere a disposizione dei clienti, esperienza che consente di supportare una migrazione consistente dei workload da ambienti on premises al cloud (o tra ambienti private/ public cloud).

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