Come combattere il digital divide nel Paese: gli interventi di TIM

Sin dalla sua costituzione la rete TIM è stata abituata a resistere a picchi di traffico straordinari. Tuttavia, quello vissuto durante il coronavirus, dal punto di vista tecnico, è stato il più grande stress test affrontato nella storia delle telecomunicazioni che ha portato ad un aumento del traffico sulla rete fissa in media del 93% (con giornate in cui è stato superato il 100%). L’incremento è stato poi più contenuto nella fase 2, pur trattandosi di valori comunque superiori rispetto al periodo pre-covid.

Va senz’altro dato merito al governo di aver compreso la necessità di rafforzare le reti, offrendo in uguale misura la possibilità di usufruire dei servizi di connettività cercando di mantenerne elevati gli standard di qualità (soprattutto nella fase in cui gli italiani erano bloccati in casa). In questo modo si è potuto garantire innanzitutto un flusso di continuità produttiva ed operativa a livello professionale (smart working) e scolastico (e-learning), permettendo altresì una straordinaria accelerazione del processo (già in parte avviato) di trasformazione digitale del Paese. Tra le ulteriori misure attese dal governo, adesso, si prevede un incremento degli investimenti dedicati all’infrastruttura di rete che dovrà diventare quanto prima infrastruttura unica: ancora di più dopo il lockdown si è avvertita la necessità di realizzare in Italia uno standard minimo di connettività a banda ultra-larga, garantito per tutti in uguale misura (intervenendo, dunque, nella riduzione del digital divide). È un ambito in cui TIM sta già lavorando attivamente, avendo aperto oltre 6.000 cabinet e connesso, soltanto nella prima settimana di lockdown, 20.000 famiglie.

Quella del digital divide è una problematica che il Paese deve assolutamente considerare prioritaria e a cui vanno destinati notevoli investimenti. La problematica si accompagna, oltre a tematiche come la fruizione e la dotazione di infrastrutture e servizi già esistenti, anche alla più complessa questione della formazione. Il tema emerge chiaramente anche analizzando l’indice DESI che mostra come, nel 2019, l’Italia, pur avendo raggiunto dei progressi in ambito infrastrutturale (posizionandosi dal 24esimo al 19esimo posto – su un totale di 28 Paesi), non riesce ancora a compiere progressi importanti con riferimento all’alfabetizzazione digitale e, in modo particolare, alla conoscenza dei servizi che possono essere utilizzati dai cittadini su ogni parte del territorio italiano.

Sono stati, inoltre, registrati notevoli incrementi anche sulla linea mobile (anche se in misura minore rispetto a quelli rilevati sulla linea fissa), dove il traffico è aumentato in media del quasi 50%, numeri di estrema rilevanza che inducono sempre di più a investire in relazione allo sviluppo del 5G (altrimenti il rischio è quello di disporre di una rete che non sarà in grado di sostenere una domanda di traffico in costante crescita). Non si dimentichi, del resto, che l’Italia riporta un valore di volt al metro tra i più bassi in Europa con un limite di 6 volt al metro contro una media dei principali paesi europei di 60 volt al metro, come stabilito dall’Unione Europea.

Va, inoltre, chiarito, come il forte aumento rilevato nell’utilizzo delle piattaforme in realtà non si sia tradotto per gli operatori telefonici in un reale beneficio (a fronte di un andamento dei ricavi sostanzialmente stabile sono stati realizzati diversi investimenti volti a rafforzare la rete). Dove piuttosto si sono verificate crescite esponenziali è stato nel mercato degli Overt The Top (OTT), in relazione a Microsoft Teams (che ha registrato un aumento nell’utilizzo pari al +775%), al ricorso alla VPN (la crescita in Italia è stata del 160% rispetto a valori in Europa del 58% in Spagna, 40% in Germania, 44% in Francia e 18% nel Regno Unito).

È, inoltre, quadruplicato il traffico dell’istant messaging e duplicato il ricorso al gaming online.

Un altro aspetto su cui soffermarsi riguarda le azioni messe in campo dagli operatori per rispondere con efficacia alla crescita del traffico e supportare le nuove esigenze dei cittadini e delle pubbliche amministrazioni. Al riguardo l’intervento di TIM è stato rivolto principalmente al rafforzamento dell’interconnessione con la rete internazionale di Sparkle.

Sono state, inoltre, ampliate in maniera significativa le soglie di consumo dei gigabyte previste nelle offerte per i servizi dati di rete mobile, distribuendo, altresì, dispositivi, smartphone, tablet laddove necessario e soprattutto nelle infrastrutture ospedaliere. Sono stati forniti i servizi di smart working alle imprese e si è reso possibile l’e-learning tramite la piattaforma WeSchool.

Si è, inoltre, provveduto all’installazione di postazioni telefoniche sia per la regione Lombardia (100 postazioni lavoro nella sede TIM) e anche per la protezione civile dove, soprattutto nella prima fase di emergenza, è stato necessario ampliare i Focal Point (venivano registrate oltre 700mila telefonate in un’ora). Oltre ad aver garantito sale ulteriori di Focal Point di recezione telefonica, è stata modificata l’ “Operazione Risorgimento Digitale” (che promuoveva attività di formazione digitale in diversi territori del Paese) in “Maestri d’Italia” in cui le lezioni vengono erogate online.

CONTRIBUTI

I contributi di questa sezione comprendono documenti, relazioni e sintesi di interventi effettuati dai Relatori delle Web Conferences, degli Eventi Territoriali e del DIGITAL ITALY SUMMIT promosso da The Innovation Group.

Essi possono includere, inoltre, articoli e Paper che abbiamo ritenuto di particolare interesse per aprire o contribuire al dibattito sulle politiche industriali e sull’impatto dell’innovazione tecnologica sul mercato e sull’industria del digitale sull’organizzazione delle imprese, della Pubblica Amministrazione, del Terzo Settore e del lavoro.


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