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Come promuovere la digital transformation nelle banche e prepararsi al «New Normal»​

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Se il Covid-19 rappresenta il Cigno Nero del 21esimo secolo per l’industria bancaria il timore è stato quello di dover affrontare una crisi ancora più difficile di quella finanziaria del 2008. In realtà per molte delle sfide affrontate il mercato era pronto: in alcuni casi sono stati accelerati dei fenomeni già in atto. Le vere incognite riguardano il «New Normal». La discussione al Banking Summit Live 2020.

Si è tenuto lo scorso 8 e 9 ottobre il Banking Summit 2020 Live – La trasformazione digitale al tempo dei nuovi Cigni Neri, un’edizione, quest’anno, quasi interamente digitale attraverso cui si è voluto comprendere l’impatto del Covid-19 sull’industria bancaria, sui mercati, oltre che sull’economia globale ponendo l’attenzione in modo particolare sulle conseguenze attese per il nostro Paese.

Se il Covid-19 è stato accolto come un “Cigno Nero” del ventunesimo secolo, rendendo concreto per le banche il rischio che potesse verificarsi una nuova crisi finanziaria (dopo quella del 2008), quali strategie sono state messe in campo? «Le banche – ha affermato Ezio Viola, Co-founder, The Innovation Group nella sua presentazione di apertura ai lavori – si sono trovate ad affrontare lo shock generato dalla crisi pandemica più in salute rispetto al 2008, tuttavia l’impatto della crisi fa prevedere il peggioramento dei ricavi e della qualità del credito. Il vero problema è quello della redditività». La problematica è stata evidenziata anche da Giovanni Razzoli, CFA-MBA Equity Analyts, Equita secondo cui per minimizzare i rischi e gli impatti sui propri conti bisognerà svolgere un monitoraggio molto attento sulla qualità del credito. Al riguardo notizie positive sono emerse dall’outlook sullo scenario macroeconomico presentato da Gregorio De Felice, Chief Economist, IntesaSanPaolo, secondo cui nel primo semestre 2020 il tasso di deterioramento del credito è rimasto ai minimi di sempre ed in prospettiva l’impatto del Covid-19 sulla qualità del credito sarà mitigato dalle misure di policy. Per De Felice, infine, il contesto che stiamo vivendo può essere sintetizzato con tre “R” – Recessione – Ripresa – Rischio.

Anche per Giovanni Sabatini, Direttore Generale, ABI lo scenario bancario di oggi è più resiliente rispetto al periodo della precedente crisi finanziaria. Per il futuro bisogna evitare un improvviso accumulo di crediti deteriorati ed effetti scalini (assicurando ancora la flessibilità necessaria dal punto di vista regolamentare e di supervisione) e spingere sulla digitalizzazione (automatizzare i processi di back-end e migliorare la relazione con il cliente grazie all’utilizzo dell’Artificial Intelligence e di tecnologie basate su analisi di big data).

Per Pierpio Cerfogli, Vice DG, BPER Banca «oltre che di sfida, quello che si sta vivendo rappresenta per le banche anche un momento di rinnovamento». «Le banche – prosegue Cerfogli – stanno affrontando una rivisitazione potente del modo di stare sul territorio in parte generata dal forte cambiamento che sta interessando gli sportelli e le filiali». Sul tema delle filiali è intervenuto anche Massimo Tessitore, Responsabile Digital Business Partner Retail e Private, prodotti e canali retail, Intesa Sanpaolo, secondo cui per il futuro sarà attesa una forte riduzione delle filiali che si trasformeranno sempre di più in ambienti capaci di generare servizi a valore aggiunto. Per Tessitore, infine, la pandemia ha modificato sensibilmente la relazione cliente-gestore e la modalità di interazione con il cliente che diventa sempre più digitale, una tematica evidenziata anche da Andrea Crovetto, Chairman, Italia Fintech e Co-founder & CEO, Epic secondo cui le banche sono ancora percepite come un baluardo estremo rispetto alla resistenza al cambiamento: dovrebbero piuttosto accettare l’idea di «farsi contaminare».

Quale sarà, dunque, il futuro della banca tradizionale? Sarà attesa una polarizzazione molto netta delle attività oltre che, come riportato da Paolo Fiorentino, CEO, Banca Progetto, «un’ossessiva specializzazione: fare poco ma bene».

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I cambiamenti generati dalla pandemia: digitalizzazione della relazione con il cliente, smart working e necessità di intervenire sui processi di back-end

Tra i diversi cambiamenti verificatesi in seguito alla situazione di contingenza va senz’altro tenuto conto dell’estensione del remote/smart working o, come lo ha definito Danilo Augugliaro, COO, Ing, «working aware». «Senz’altro – come riportato da Vittorio Calvanico, COO, Banca Monte Dei Paschi di Siena – guidare qualcuno da remoto è diverso che farlo fisicamente: è un’attività che richiede strumenti differenti a cui i manager si sono dovuti abituare, dimostrando di saperlo fare».

Ad ogni modo se tali attività hanno avuto successo è stato principalmente grazie ad interventi mirati sui processi di back end, come riportato da Michele Cumin, FSI Italy Sales Director, Salesforce, Francesco Piovani, Responsabile Direzione Innovazione di Prodotto e Sviluppo Offerta, Cedacri e Fabian Eberle, co-Founder, Keyless, azienda che allo sviluppo del digitale nel cuore dei processi di operation e back office ha dedicato use case specifici.

«Interventi sul front-end – ha proseguito Emanuele Ratti, Head of FSI, Google Cloud Italia – sono previsti anche se si tiene conto della necessità di modellizzare in maniera sofisticata il mercato bancario». Per Ratti il futuro è piattaforma che rappresenta l’elemento abilitatore per tutto l’ecosistema: l’indicazione è approcciare al modello della piattaforma collaborativa in cloud per ricostruire l’esperienza dei propri clienti. Il tema è stato ribadito anche da Paul Thomalla, Global Head of Payments, Finastra secondo cui «platformication is the new era of payments».

Al riguardo sono intervenuti anche Rodolfo Rotondo, Business Solutions Strategist, VMware secondo cui «bisogna promuovere un modello di governance che rende possibile l’adozione del cloud per utilizzare i servizi nativi con cui si fa innovazione» e Angelo Tenconi, Senior Director Technology EMEA, SAS che affermato come il cloud rappresenti oggi una «condizione necessaria che però deve essere supportata da adeguate competenze tecniche, analitiche e di business, in grado di portare tali evoluzioni all’interno dei processi bancari che sono complessi e non di facile evoluzione».

Per Tenconi, infine, nei prossimi anni bisognerà investire anche in Artificial Intelligence e Machine Learning grazie a cui sarà possibile effettuare analisi sui dati dei clienti. Anche per Alessandro Alliney, Country Manager, Informatica Italia, nei prossimi anni «ci sarà una crescita ancora più ampia del volume complessivo di dati trattati che necessita di poter governare non solo il processo di cambiamento ma il processo specifico di gestione del dato».

Quali, dunque, le sfide da intraprendere in questo contesto?

«La soluzione vincente – afferma Franco Saracco, Sales Executive Director Banking Market, GFT –  richiede un connubio di knowledge e regole di estrazione dei dati». Per Giuseppe Billè, Sr. Enterprise Account Executive, Adobe Italy, invece, «vince chi è in grado di orchestrare in maniera efficiente i diversi touchpoint su cui siamo immersi. Per farlo si rileva una fortissima necessità di creare partnership tra CIO e CMO e dedicare molti investimenti nella conoscenza del cliente». Infine, per Carlo Giorgi, Managing Director, AWS Italia, «la digitalizzazione del sistema bancario avverrà solo tramite progetti scalabili».

Perché tutto ciò accada bisognerà, tuttavia, superare degli elementi critici: come ricordato da Andrea Sinopoli, Cloud Technology Leader, Oracle Italia «servono resilienza e sicurezza per prevenire frodi e ridurre errori umani».

Come l’industria del risparmio gestito si prepara al post Covid-19: il digitale per innovare il modello di servizio e i prodotti di investimento

Il Covid-19 ha avuto un impatto significativo anche sul mercato dell’asset management che, tuttavia, è stato in grado di gestire i cambiamenti verificatisi. «Gli investimenti effettuati in ambito digital – ha affermato Riccardo Negro, Head of Business Development e COO, Fideuram Investimenti – hanno permesso di non interrompere il lavoro dei private banker».

Ciò che è stato riscoperto con il Covid-19 – afferma Giovanni Sandri, Country Head, Blackrock – è l’importanza della comunicazione di cui è importante soprattutto il contenuto e la qualità, ambiti che possono aprire a grandi opportunità per gli asset manager». «Ad ogni modo – ricorda Edoardo Fontana Rava, Head of Product and Business Model Development, Banca Mediolanum – ciò che è importante è non dimenticare l’importanza della componente relazionale, sia essa fisica o digitale». «Ad ogni modo – riporta Carlo Giausa, Head of Investment & Private Banking, Gruppo Sella– si rileverà un ritorno al “one to one” dopo il periodo di distanziamento: sarà avvantaggiato chi ha proseguito il rapporto anche da remoto».

Infine, nella costruzione dei portafogli e nelle scelte di investimento, assumono sempre più rilevanza i prodotti alternativi ed ESG.  Gli asset manager – afferma Laura Nateri, Managing Director, Country Head Italia, Lazard Fund Managers, in quanto gestori di patrimonio hanno la grande opportunità (oltre che il dovere) di influenzare positivamente e far cambiare approccio alle società su cui si investe».

 

 

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