LA SETTIMANA DIGITALE – EFFETTO CORONAVIRUS E PIL ITALIA
La settimana digitale – Effetto coronavirus e PIL Italia

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Il PIL italiano per il 2020 viene continuamente rivisto a ribasso, aumenta lo Smart Working (anche se nella maggior parte delle imprese il lavoro agile non avviene in condizioni di sicurezza), crescono gli abbonati Netflix ma l’infrastruttura regge (anche se con difficoltà). Per le telco, però, nei prossimi mesi potrebbe esserci una perdita di circa 25 miliardi di dollari per le mancate entrate da roaming.

 Goldman Sachs rivede al ribasso le stime del PIL italiano nel 2020: dal -3,4% previsto nelle scorse settimane al -11,6% dei giorni scorsi. Prima della diffusione del virus la crescita prevista del PIL era dello 0,2%.

Secondo la banca d’affari americana l’Italia sarà il paese maggiormente impattato dalla situazione di emergenza: per la Spagna viene, infatti, stimato un calo del PIL del 9,7%, -8,9% per la Germania e -7,4% per la Francia. In totale, per l’insieme dell’Eurozona, è previsto un calo del PIL del 9%.

Tuttavia, l’analisi rileva una ripresa molto significativa per il 2021, quando il Pil crescerà del 7,8%: la normalizzazione dell’attività sarà più rapida in Germania e in Francia (piuttosto che in Italia e in Spagna) poiché questi hanno annunciato un sostegno fiscale significativamente maggiore per l’economia. 

 Secondo Prometeia, nel 2020, il PIL italiano diminuirà del 6,5%, uno scenario ipotizzabile se la riduzione dei blocchi produttivi venisse eliminata gradualmente a partire da inizio maggio.

In particolare, la società di ricerca stima, nei primi due trimestri dell’anno, una riduzione del Pil superiore al 10% rispetto alla situazione pre-crisi, con differenze settoriali molto ampie: dal -10% della manifattura al -27% dei servizi legati al turismo, fino al -16% dei servizi di trasporto e delle attività legate all’intrattenimento.

Lo studio stima, inoltre, un aumento del PIL del +3,3% nel 2021 e un rallentamento al +1,2% nel 2022.

 Solo 3 imprese italiane su 10 sono fornite di sistemi anti-hacker, permettendo ai propri dipendenti di svolgere il lavoro da casa in condizioni di sicurezza. A rilevarlo sono i dati raccolti da Unioncamere sulle 18mila imprese che hanno svolto online il test di maturità digitale attraverso i punti impresa digitali. In particolare, dall’analisi emerge che le aziende operanti nel Sud Italia sono meno attrezzate tecnologicamente ad accogliere le nuove forme organizzative di lavoro agile: soltanto il 27% ha un cloud e il 17% possiede strumenti per l’utilizzo a distanza dei dati in sicurezza. Più avanti risultano essere, invece, le aziende del Nord-Ovest, in particolare per l’utilizzo dei sistemi cloud (40%) e quelle del Nord-Est per l’adozione di strumenti di cybersecurity (37%).

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 Le reti di telecomunicazione italiane resistono al sovraccarico di domanda di connettività dovuto alle misure anti- coronavirus: l’infrastruttura è sotto stress ma finora non si sono verificate interruzioni nei servizi. Lo afferma un’analisi di MedUX, che sta monitorando da vicino gli effetti del Covid-19 sulle prestazioni della banda larga fissa residenziale e sulla customer experience in Europa. Lo studio è stato condotto in Italia durante il mese di marzo sugli operatori Tim, Fastweb, Vodafone e WindTre. In particolare, in seguito alla diffusione dello smart working, e-learning e alla limitazione degli spostamenti delle persone, gli analisti hanno osservato un peggioramento di parametri quali latenza, perdita di pacchetti e difficoltà a garantire la velocità di connessione. Le regioni più colpite sono: Lombardia, Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna, Campania e Sicilia.

REPORT

 A causa del Coronavirus, entro la fine dell’anno il settore tecnologico potrebbe subire una perdita di 42 miliardi di dollari e una diminuzione della produzione di 80 milioni di articoli. La stima è di Juniper Research ed è legata alle vendite di prodotti quali smartphone, tablet, smart speaker e wearable e ai ritardi nella fornitura di componenti come processori, batterie e display.

Secondo l’analisi, a subirne le conseguenze saranno soprattutto Apple, Samsung, Amazon, Xiaomi e Huawei: per gli smartphone in particolare si stima, infatti, circa l’85% di mancate consegne. Inoltre, l’incertezza finanziaria provocata dal virus comporterà una riduzione della domanda che renderà difficile per i produttori di dispositivi compensare in futuro le mancate vendite.

NOTIZIA CORRELATA: Tlc: si stima perdita di oltre 25 miliardi di dollari per mancate entrate in roaming

 I numerosi blocchi imposti a seguito della diffusione del coronavirus e l’impossibilità per molte persone di viaggiare potrebbero costare alle telco circa 25 miliardi di dollari in termini di mancato fatturato derivante dal roaming, un valore pari a circa la metà degli introiti da roaming che generalmente vengono registrati in un anno. A rilevarlo è Juniper Research secondo cui saranno oltre 650 milioni gli spostamenti cancellati a causa del coronavirus, pari all’80% dei viaggi già prenotati prima dell’emergenza.

Secondo Statista, le entrate del settore della telefonia mobile dovrebbero essere, nel 2020, pari a 1,07 trilioni di dollari: una perdita di 25miliardi rappresenterebbe circa il 2,3% in meno delle entrate globali. Secondo lo studio, inoltre, sarà improbabile che i viaggi annullati a causa del coronavirus verranno riprenotati, rendendo, dunque, difficile per gli operatori recuperare le perdite una volta terminata l’emergenza.

Il mercato dello streaming online vedrà un aumento considerevole degli abbonati ma solo nel breve periodo. A dirlo sono i ricercatori di Strategy Analytics secondo cui, entro la fine del 2020, gli abbonamenti a Netflix e servizi analoghi raggiungeranno i 949 milioni di unità su scala globale, 47 milioni in più (+5%) rispetto a quanto stimato in precedenza. Ma l’evoluzione dell’impatto a medio-lungo termine dipenderà dalla durata del virus e dal conseguente danno economico subito da aziende e consumatori: sul lungo termine si prevede che gli abbonamenti Svod cresceranno di 621 milioni tra il 2019 e il 2025 fino a raggiungere la quota di 1,43 miliardi.

 Paola Pisano interviene sulla possibilità di creare un’ app italiana per il data tracking e servizi di telemonitoraggio/assistenza da remoto e le possibili implicazioni che questa potrebbe avere sulla privacy dei cittadini.

Il commissario Ue al mercato interno Thierry Breton ha chiesto alle principali telco europee di fornire i dati anonimizzati e aggregati dei loro utenti mobili per contrastare la diffusione di Covid-19. Intervistato dalla testata Politico, Breton ha dichiarato che verrà selezionato un grande operatore per ciascun paese, che verrà seguito quotidianamente dalla Commissione.

Il piano di Bruxelles, per adesso solo una bozza, permetterebbe alla Commissione (e non alle telco) di gestire le modalità con cui i dati sono usati, dando alle autorità europee il controllo dei metadati su centinaia di milioni di smartphone nel nostro continente. In questo modo sarà l’esecutivo Ue ad essere responsabile penalmente qualora le informazioni raccolte fossero oggetto di abuso o hacking.

 

 

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