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Blockchain: tecnologia sopravvalutata o reale opportunità?

Aumentano le aziende che considerano la blockchain il nuovo paradigma destinato a ridisegnare il sistema economico, modificando i concetti di transazione e proprietà: sarà all’ altezza delle aspettative?

Sempre più si parla di blockchain, la tecnologia emergente che consente di scambiare “oggetti” digitali senza intermediari, definita dai più “nuova Internet” o “nuova frontiera dell’Internet of value”.

Nota per essere la tecnologia sottostante al Bitcoin, di fatto l’ambito di più importante e diffusa applicazione è quello della finanza, dove si possono individuare anche i casi più noti: si pensi ad Allianz,  prima multinazionale di assicurazioni che, utilizzando la tecnologia blockchain, ha proposto un servizio per velocizzare la transazioni all’interno del mercato assicurativo captive, migliorandone l’ efficienza e l’affidabilità.

In realtà, la blockchain è stata utilizzata con successo anche in settori che esulano da quello finance e payment, come quello della logistica (si consideri, ad esempio, DHL, leader mondiale nel settore, che sostiene la necessità di utilizzare la tecnologia blockchain per ridurre le inefficienze operative), della pubblica amministrazione e dell’energy sharing (dove grazie al nuovo “modello senza blocchi” sarebbe possibile comprare e vendere energia elettrica senza intermediari, mettendo, così, direttamente in contatto il produttore con il consumatore). Iniziativa interessante anche quella proposta da Maersk con il supporto di IBM relativa al settore del trasporto merci via mare, che prevede servizi per migliorare l’efficienza della supply chain marittima.

Smart city, building automation, fornitura di connettività, roaming, identity management, healthcare, mobile money, alcuni tra gli altri settori extra finance in cui si potrebbero avere interessanti sviluppi.

Tuttavia, in virtù anche del suo carattere innovativo e rivoluzionario, le opinioni circa un reale vantaggio derivante dall’ applicazione di tecnologie blockchain sembrano essere discordanti e ci si chiede se siamo di fronte a una nuova era di gestione e collaborazione aziendale o se abbiamo a che fare con un fenomeno passeggero, uno dei soliti che continua a regalarci la digital revolution.

Gli ottimisti ritengono che grazie alle sue caratteristiche di sicurezza, immutabilità e trasparenza, la blockchain consentirebbe lo sviluppo di una nuova forma di democrazia, una sorta di declinazione digitale del concetto di Trust che permetterebbe a chiunque di eseguire transazioni e scambi monetari in tranquillità.

Non manca però chi considera ancora numerosi i limiti da superare, sia in termini di efficienza che di sicurezza, rilevando che la tecnologia blockchain non solo non avrebbe raggiunto i risultati sperati ma avrebbe deluso, almeno per ora, le aspettative anche in termini di affidabilità e abbattimento dei costi.

Infatti, una recente inchiesta dell’agenzia di stampa britannica Reuters riporta alcuni casi di progetti di grandi istituti finanziari che poi si sono poi interrotti: le aziende in questione (BNP Paribas e Six Securities Services tra le altre) ritenevano che la nuova tecnologia avrebbe rivoluzionato il sistema finanziario accelerando le transazioni e diminuendo i costi legati alla sicurezza e alle procedure di pagamento, ma le promesse non sono ancora state mantenute e, così, le aziende hanno deciso di bloccare –temporaneamente- il processo.

Al di là del dibattitto in corso, la blockchain porta con sé un’inevitabile dose di incertezza: le aziende che intendono “sperimentarla” devono partire dalla consapevolezza che, almeno in una fase iniziale e in una prospettiva di breve periodo, i costi e i benefici non possono essere quantificati con precisione. Forse ci sono aspettative troppo alte che al momento non risultano soddisfatte. O forse le basi sono buone ma c’è bisogno di un ulteriore sviluppo della tecnologia. Sta di fatto che la rivoluzione digitale intrapresa dalla blockchain è solo agli inizi e, nonostante tutto, pare non essere intenzionata a fermarsi.

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