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Attenti al Cloud: anche l’outsourcing ha il fiato corto

ViolaA cura di Ezio Viola, Managing Director, The Innovation Group

L’annuncio della dismissione della divisione HPES, che derivava dall’acquisizione di EDS da parte di HP nel 2008, e il merge con CSC, per una transazione di 8.5B$, segna l’ultimo episodio di una serie di grandi annunci dei mesi passati che hanno riguardato sia le due stesse compagnie (HPE è nata circa un anno fa dopo la separazione del business stampanti e pc in HP Inc. e da poco aveva abbandonato il business dei servizi public cloud,  CSC aveva da poco dismesso il business dei servizi per il mercato Government) sia la vendita da parte di Dell del business dei servizi  IT (che aveva acquisito la Perot Systems) a NTT sia infine il merge tra EMC e Dell stessa.

Tutte queste operazioni s’inquadrano nella ricerca affannosa di un nuovo posizionamento da parte dei grandi player di  servizi di IT outsourcing e di prodotti hw e software per i data center, due mercati che sono entrambi drammaticamente impattati dalla crescita del mercato del Cloud, in particolare del Public cloud. Ormai per le aziende, nel momento in cui devono decidere se rinnovare o ampliare o ottimizzare i loro data center, l’opzione cloud diventa inevitabile.

Come era prevedibile,  anche il mercato dei tradizionali servizi di IT outsourcing infrastrutturali sta declinando sia come dimensioni sia come margini: le aziende, che avevano effettuato grandi acquisizioni in termini di numero di persone o di dimensione dei contratti di outsourcing,  non riescono più a sfruttare le relative economie di scala e sono costretto a significativi layoff. Uno dei principali obiettivi dichiarati del merge tra CSC e HPES è dato dalle sinergie di costo, per circa 1B$, che saranno ottenute anche attraverso significativi layoff di personale e questo è il fatto che sta premiando, in questo momento,  le quotazioni delle due aziende.

La parte che viene ceduta da HP ha quasi 100.000 persone e ha circa 20B$ di ricavi annuali (pari a circa il 40% dei ricavi di HPE); la parte rimanente di HP si focalizzerà su server, software, storage e relativi servizi tecnologici.  CSC, d’altro canto, nell’ultimo anno ha generato ricavi di circa 7.1 B$  (-12% circa rispetto l’anno prima) ed ha, come per HP, i margini in fase calante:  le aziende non sono campioni di profittabilità e crescita,  la “nuova CSC” insieme con HPES avrà circa 26B$ di ricavi e un EBIT di circa 350M$.

Ciò che sta avvenendo sembra dire che questo merge sia dovuto alla preoccupazione di stabilizzare due business declinanti: la sfida sarà quindi non solo ottenere grandi sinergie di costo ma anche verificare se la nuova azienda saprà diventare un player competitivo nei servizi a valore, come quelli legati alla trasformazione digitale delle aziende, processi in corso in tutto il mondo. Anche la più piccola e snella HPE dovrà dimostrare come la sua visione, di essere cioè un partner a 360° per le aziende che vogliono cavalcare l’innovazione e la trasformazione digitale, potrà basarsi solo su una offerta di prodotti e tecnologie e quindi costituire un elemento distintivo per suoi clienti nei confronti dei rispettivi concorrenti.

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