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AI: The Next Big Thing. L’evento di The Innovation Group alla Milano Digital Week

N.  Aprile 2019
        

a cura di Carmen Camarca 
Analyst, The Innovation Group 

 

Lo scorso 14 marzo, nell’ambito della Milano Digital Week, The Innovation Group ha organizzato, in collaborazione con l‘Ambasciata Britannica in Italia e lo UK Government Science and Innovation Network, l’evento “Artificial Intelligence e il futuro della nostra società – Per un approccio Human-centric all’Artificial Intelligence”. La discussione, a cui hanno partecipato esponenti del mondo accademico e scientifico sia nazionale che internazionale, della Pubblica Amministrazione nonché di aziende private, è stata un’occasione per creare un solido dibattito attorno ai temi dell’Artificial Intelligence, illustrare i diversi approcci e strategie sviluppati per far fronte alle sfide che il suo rapido sviluppo pone.

Ad aprire i lavori Ken O’ Flaherty, Vice Ambasciatore Britannico in Italia, che ha ricordato le iniziative di Artificial Intelligence promosse dal governo britannico: dagli accordi di settore tra industria e ricerca agli investimenti finora stanziati dal governo britannico (quasi un miliardo di sterline). È stata ribadita, inoltre, l’importanza di sviluppare collaborazioni internazionali volte a promuovere knowledge sharing, soprattutto con l’Italia (nono partner commerciale di Londra) per rafforzare la crescita economica, creare forme di lavoro sostenibile e accrescere il benessere dei cittadini. Ha seguito l’intervento di Roberto Masiero, Presidente The Innovation Group, che ha sottolineato la necessità, sia per l’Italia che per l’Europa, di individuare strategie per competere con i giganti internazionali: a tal proposito è stato più volte menzionato un approccio all’AI “human centric”, focalizzato sulle persone e sulle loro esperienze nonché sulle potenzialità del cervello umano.

Il Presidente ha, inoltre, posto l’accento sulle iniziative europee ed italiane in ambito AI: l’Europa, attualmente impegnata con il Piano “AI Made in Europe”, lanciato nel 2018, propone, tra le altre cose, lo stanziamento di 20 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati in AI per il periodo 2018-20 e ogni anno a partire dal 2021. Tale obiettivo, senz’altro ambizioso, fa ancora fatica a reggere il passo con l’entità dei fondi erogati dai competitor Usa e Cina.

Per quanto riguarda l’Italia, invece, la Digital Business Transformation Survey 2019 di The Innovation Group, ha rilevato, allo stato attuale, una scarsa rilevanza dell’AI nelle strategie aziendali, uno scenario destinato a mutare in maniera significativa nei prossimi cinque anni, dove le soluzioni di Intelligenza Artificiale raggiungeranno ampia diffusione in qualsiasi strategia di business.

Il dibattito è stato, inoltre, animato da due panel. Il primo relativo allo stato attuale della ricerca AI, tenendo conto, in particolar modo, delle strategie e delle politiche messe in atto da Italia e UK: a tal proposito interessanti le testimonianze di Rita Cucchiara, Direttore Laboratorio Nazionale di Intelligenza Artificiale e Sistemi Intelligenti del CINI e Allaine Cerwonka, Direttore Area Partnership The Alan Turing Institute che hanno esposto le principali iniziative promosse dai rispettivi istituti. In particolar modo è stata posta l’attenzione sui rischi, per l’Europa e soprattutto per l’Italia, di sviluppare progetti simili a quelli promossi da Cina e Usa: qualsiasi piano di azione deve essere creato a partire dalle peculiarità del contesto produttivo e macroeconomico del territorio di riferimento.

Nel secondo panel, invece, sono stati affrontati i potenziali cambiamenti che l’Artificial Intelligence creerebbe in qualsiasi mercato: da cosa accadrebbe alla produttività ai cambiamenti etici e sociali (quali variazioni per le dinamiche occupazionali e quali gli impatti previsti per le professioni del futuro). A tal proposito Alberto Fioravanti, Presidente Digital Magics, ha suggerito lo sviluppo di un approccio volto all’open innovation, basato su forti collaborazioni tra aziende e startup specializzate; secondo Cristiano Radaelli, Vice Presidente Vicario, Anitec-Assinform, invece, bisognerà attendere ancora qualche anno prima di poter godere dei benefici, soprattutto in termini di produttività, dell’AI. Infine, di spicco il tema del digital skill mismatch, affrontato da Marco Bentivogli, Segretario Generale FIM CISL, secondo cui per cogliere le sfide tecnologiche, quelle attuali, ma soprattutto quelle future, sarà necessario un nuovo approccio culturale aziendale. Affrontare le sfide tecnologiche e cercare di cogliere quanto più possibile l’opportunità dei cambiamenti in essere saranno i primi passi per la creazione di un nuovo welfare, sociale ed aziendale, sostenibile per chiunque.

 

L’intervento di Roberta Cocco, Assessore a Trasformazione digitale e servizi civici del Comune di Milano

  

Roberta Cocco: “La Pubblica Amministrazione deve promuovere lo scambio e il dialogo tra le parti”

 

Al di là dell’ormai noto gap, l’Italia, soprattutto a partire dagli ultimi anni, ha fatto numerosi progressi.

Esordisce così Roberta Cocco, Assessore a Trasformazione digitale e servizi civici-Comune di Milano nel suo intervento conclusivo.

Senz’altro, continua Roberta Cocco, l’AI viene accolta con timore da parte delle persone, delle aziende e delle stesse amministrazioni pubbliche, ma non va dimenticato che essa porta con sé un’inevitabile natura umana: l’AI è frutto dell’intelligenza umana, sono gli uomini a governarla e a praticarne gli algoritmi.

“Il nostro ruolo, dunque, in qualità di istituzione, è quello di promuovere e facilitare il dialogo tra due ecosistemi, quello pubblico e quello privato, così differenti tra di loro, promuovendone l’interazione. Se davvero riusciremo in quest’intento allora raggiungeremo il fine ultimo, ovvero la semplificazione: semplificare la vita ai nostri cittadini, che si tratti di aziende, di studenti, di istituti di ricerca sarà sempre la nostra priorità e in questo l’Intelligenza Artificiale può davvero aiutarci.”

Il Comune di Milano-ha concluso- sta lavorando molto per un piano di trasformazione digitale ampio collaborando anche con altre città italiane: è vero che l’Italia ha ancora molta strada da fare, secondo gli esperti il nostro gap digitale è di circa dieci anni ma se continueremo a lavorare come abbiamo finora lo risolveremo.

 

 

 

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